Nonostante la vicinanza con l’antico mattatoio, al ristorante Acquasanta il protagonista è il mare di Anzio. Chi vuole il quinto quarto non c’è. Lo anticipa già il suo nome di battesimo che in questo luogo l’acqua è sacra. D’altronde c’è da aspettarselo: qui lo chef Enrico Camponeschi (già esperienze da Inopia, Le Tamerici e all’Osteria di Monteverde) rispetta la tradizione e nel contempo valorizza alla perfezione il pesce con un vezzo creativo che sa fare solo chi ha ancora il sapore di sale sulle labbra. E giù a perdersi tra ceviche di ricciola, catalana di crostacei e pesce bianco affumicato. Che dire? Sua maestà l’alta qualità della materia prima trionfa. Il locale? Moderno ma caldo, non fa di certo provare nostalgia per le trattorie e le osterie romanesche che, in questo antichissimo quartiere, sono in ogni vicolo. Il gourmet ha trovato casa invece proprio qui, al Testaccio, che prende nome dal Monte nato artificialmente dai cocci (detti testi in latino) che in epoca romana si gettavano nel vicino porto di Ripa Grande (Emporium).
Aperto dal luglio 2019, Acquasanta porta la firma di Giuseppe De Angelis, Alessandro Bernabei e Paolo Fiorenza, tutti cresciuti tra Anzio e Nettuno, ma oramai in pianta stabile in via Aldo Manuzio 28, giusto all’angolo con Piazza Testaccio a Roma. Dentro, si respira una bell’aria di affiatamento, di gioco di squadra e rispetto dei ruoli. È voce comune anche dei quaranta coperti che può ospitare in un ambiente industriale, con cucina a vista. Non c’è che dire: il locale è raffinato nell’arredamento e artigianale nelle maestranze scelte per realizzare i tavoli in legno, anche quelle rigorosamente made in Anzio. Dalle ampie vetrate l’occhio spazia, soffermandosi sulla giovane brigata e planando sul “crudo di Anzio”, il re degli antipasti. Ma volendo potete scegliere calamaro con yogurt, piselli e ‘nduja in polvere o tonno, pane e pomodoro. Preferite i primi? Pacchero Mancini,coccio, pecorino e tromolotto, noodles a Testaccio,minestra di mare, oppure tortello di spigola alla puttanesca. Ovviamente dipende dal pescato del giorno e lì, i fuori menu sono la regola. Si prosegue poi con lo spaghetto gentile con alici, burro e pane profumato, oppure con olio, totani e bottarga. Anche se spesso apre la sezione dei secondi, spigola del bosco, la frittura di calamari e vegetali con soia e miele. Per i più golosi non manca il dolce: tiramisù, gelato di bufala con polvere di cioccolato, pomodoro e basilico. La carta dei vini accontenta tutti con ben 90 etichette, tutte italiane. Unico neo i giorni di apertura: pranzo dal mercoledì alla domenica (orario 13-15) e cena dal lunedì al sabato (ore 19-23). Attenzione però: siete pronti ad uscire con la voglia di tornare a gustare altro pesce?