Alessio Serafini, il miglior sommelier del Veneto che si definisce oste

Verona: città di coppie di personaggi letterari immortali, come Romeo e Giulietta o i due gentiluomini Valentino e Proteo, tutti di shakespeariana tradizione. Da qualche tempo, si sono aggiunti all’elenco anche “La dama e l’oste”, ovvero Alessio Serafini e la sua compagna Elisa Pigozzi che, con il loro caffè bistrot, deliziano i veronesi dall’ora di colazione fino a quella dell’aperitivo, con prelibatezze home made e un’atmosfera calda e familiare che ha il sapore di una coccola meritata.

Questo prezioso scrigno di tesori culinari è arrivato dopo una considerevole gavetta di Serafini, giovane chef e sommelier originario di Schio, che nonostante i tanti traguardi raggiunti considera la sua professione un modo per arrivare dritto al cuore delle persone che, attraverso la cucina, cercano sì nutrimento, ma anche ristoro per lo spirito. Ecco perché ha scelto di definirsi nel suo lavoro con il titolo di “oste”, perché tale figura, fin dai tempi antichi, riunisce sotto di sé entrambi i settori di cui Serafini si occupa. L’oste è colui che cucina per i suoi avventori, ma anche chi gli serve il vino e, qualche volta, quello con cui ci si sfoga della brutta giornata e che ringraziamo per averci preparato un buon pasto caldo e genuino.

Dietro questo giovane oste, quindi, si nasconde un professionista instancabile che, una volta diplomato all’Istituto Alberghiero Artusi di Recoaro Terme ha subito iniziato la sua esperienza nelle cucine della sua terra, d’Italia e d’Europa, toccando mete come il ristorante “Perbellini” di Verona”, il “Gordon Ramsey” presso il Forte Village Resort in provincia di Cagliari o il prestigioso “The Waterside Inn” di Londra.

Dopo qualche anno inizia per Serafini anche la formazione come sommelier, culminata con i massimi riconoscimenti AIS e, quest’anno, con il titolo di Miglior Sommelier del Veneto. La vittoria è arrivata durante il concorso di Ais Veneto alla Camera di Commercio di Verona, dopo aver superato la prima selezione di prove, basate su degustazione e abbinamento, i finalisti si sono ridotti a 4 dai 12 di partenza. La prova scritta ha consegnato Serafini e uno sfidante all’esame conclusivo, che ha visto trionfare il primo e facendogli vincere, di diritto, oltre che il titolo anche l’accesso alle finali nazionali che si terranno in autunno sempre a Verona. L’umiltà e lo studio hanno ripagato Serafini di tutti gli sforzi: «I risultati arrivano, poco alla volta, senza farsi prendere dallo sconforto e continuando a formarsi».

La sua arma vincente? «Unire le esperienze di chef e sommelier, dunque la formazione sia della preparazione in cucina e quella delle caratteristiche organolettiche dei vini per gli abbinamenti, perché ho capito molte cose sul gusto, sulle combinazioni. Come sommelier ho appreso nozioni utili per il mio ruolo di chef, i risultati del mio lavoro in cucina ne hanno tratto giovamento», ammette Serafini. La ricerca del gusto, del risultato finale dei sapori, è ciò su cui maggiormente si focalizza la sua attenzione nell’elaborazione dei piatti che prepara e nella creazione del menu. Il tutto cercando di valorizzare i prodotti veneti, a km 0: «La mia è una regione che può offrire molto, sia dal punto di vista del buon cibo che del buon bere. Trovare ogni volta nuovi modi di esaltare ciò che offre la tradizione è fondamentale per riscoprire i tesori di casa nostra dandogli nuova luce e brio».

Allora non resta che andare al bistrot “La dama e l’oste” dove, tra un buon caffè e una fetta di torta fatta in casa, dando un morso ad un panino fragrante impastato con lievito madre farcito con rotolo di coniglio e indivia caramellata, godendosi le innovative varianti di bollito che rivisitano la tradizione, a servirvi il vino o le bollicine di accompagnamento ci sarà non solo un bravissimo chef, ma anche il miglior sommelier del Veneto.

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