Tutto è cominciato per gioco, ma in pochi anni la passione di Andrea Moscariello per il mondo del vino è diventata il suo lavoro, nonché fonte di grande orgoglio e soddisfazione per l’intero settore italiano nel mondo. Al giovane ebolitano non è servito molto tempo per farsi conoscere in tutta la regione ed anche oltre confine, ed è oggi uno dei sommelier e dei consulenti di eventi e manifestazioni legati all’enologia più richiesti. A coronamento del percorso fatto finora, poi, si è aggiunta la nomina di Giudice Internazionale al Concorso Internationational Wine Award Bucarest 2019, dove è anche stato incoronato miglior Comunicatore di vino del contest. Ma dove e quanto è nato il suo interesse per questo mondo? «All’improvviso, ben dodici anni fa, grazie a mio padre – ci racconta – Iniziammo insieme il percorso presso l’AIS (Associazione Italiana Sommelier) ma purtroppo, nel mentre, papà si ammalò e poco dopo mi lasciò. Fu in quell’occasione che decisi di fare del vino e del sommelier una professione. Poi, ovviamente, con il passare degli anni, ho incontrato molti colleghi che, vista la mia genuina passione per il vino, mi hanno incoraggiato a proseguire nell’apprendimento teorico e a perfezionare la pratica in modo da avvicinarmi gradualmente al prodotto. Ma per me il fascino del vino, delle degustazioni, resta legato ai momenti in cui ero seduto accanto a mio padre ad assaggiare le varie etichette ed a confrontarci con le prime schede di degustazione». Da quei momenti, ne è passato di tempo, e oggi Andrea diffonde le sue conoscenze e organizza eventi “wine” ovunque ci sia bisogno del suo supporto. Inoltre, nel 2012 ha dato vita all’associazione enoculturale MasterWine, con la quale promuove e progetta manifestazioni, rassegne, corsi di formazione e molto altro, unendo sia il lato culturale legato al mondo del vino che quello dell’intrattenimento: «Ciò che mi piace di più del mio lavoro è proprio questo poter portare “on the road” la conoscenza del vino. Comunicare il vino a 360° e soprattutto avvicinare giovani “winelovers” a questo fantastico settore. Poi, ovviamente, anche il poter captare in pochi attimi le aspettative del cliente e capire le tipologie di vino che gradirebbe degustare; pensare che il mio consiglio possa aver contribuito a sigillare una relazione, sia essa di lavoro, di amicizia o sentimentale, mi riempie di gioia. Ritengo che il consumo moderato di vino sia sinonimo di convivialità». Ma Moscariello non si occupa solo di vino. Il “buon bere” gli interessa in maniera globale e così, da un po’ di tempo, svolge il ruolo di brand ambassador per l’Amaro Don Carlo. Ma questa figura, ormai una consuetudine nel mondo del beverage, cosa significa concretamente e come viene declinata da Andrea? «Vi è in effetti confusione sul significato di tale ruolo, dato che la semplice traduzione in “ambasciatore del marchio” non specifica nulla delle attività che ne seguono. Conosco Brand Ambassador che altro non sono che venditori o, comunque, persone impegnate con dedizione all’attività commerciale, altri svolgono prevalentemente azioni in qualità di PR, altri ancora sono impiegati a tempo pieno nell’accoglienza presso strutture oppure nella partecipazione di eventi e degustazioni. Nella mia attività cerco di coordinare un po’ tutti questi aspetti». Il suo impegno è massimo, anche perché il Don Carlo è un prodotto ebolitano, cosa che gli consente quindi di mettere le sue conoscenze e competenze al servizio di un’azienda della sua terra: «Parliamo di un amaro che nasce dall’estro e dalla sapienza di Angela Caliendo, moglie di Carlo Gargiulo, ben 25 anni fa a Eboli, la mia città, che si trova in provincia di Salerno. Un amaro a base di erbe, spezie e 60% di mallo di noce; un liquore dal gusto ammaliante ma deciso,diverso nello stile, nel gusto e nel packaging. Può essere degustato ghiacciato a fine pasto oppure lo si può accompagnare anche in un cocktail di tutto rispetto, come Gin Tonic al Don Carlo». Nuove sfide attendono Andrea Moscariello, ormai nome di riferimento affermato del settore che,però, non dimentica dove tutto è cominciato e, se potesse scegliere liberamente chi invitare per una cena ideale e parlare di vino, non ha dubbi: «Se potessi tornare indietro, sceglierei senza dubbio mio padre, per passare un’altra serata insieme con quello che era il nostro vino preferito: Amarone della Valpolicella Docg».