«Si può fare!». Non è soltanto la famosa frase che – nel doppiaggio italiano – Oreste Lionello fa pronunciare al protagonista del film “Frankenstein Junior” di Mel Brooks, il dottor Frederick von Frankenstein interpretato da Gene Wilder. È anche l’affermazione preferita da Giuseppe Catalano, giovanissimo chef siciliano, che adora sperimentare, innovare, raccogliere suggerimenti e lasciarsi ispirare da nuovi stimoli, prendendo sì spunto dall’immensa tradizione culinaria della sua terra d’origine – la Sicilia – ma provando sempre nuove combinazioni e accostamenti. “Si può fare!”, perché tentare non costa nulla, mentre un rifiuto è solo un limite.
Catalano, invece, ha sempre avuto ben chiara l’idea che i limiti vanno superati, soprattutto in una professione come quella dello chef, che deve fare i conti con le tendenze del momento, le richieste degli ospiti, le nuove scoperte e tecniche: «Conseguito il diploma alberghiero, mi sono approcciato al “vero” mondo della ristorazione con i primi stage. Ma presto ho deciso di partire per fare esperienze lavorative fuori dalla mia comfort-zone – ci racconta – perché mi sono reso conto presto che per raggiungere determinati obiettivi con questo lavoro avrei dovuto ampliare il mio bagaglio culinario, ad esempio conoscendo anche culture diverse e cucine estere».
Eppure la volontà di Giuseppe di arrivare un giorno a svolgere questo lavoro si è formata tra i fornelli di casa, a San Vito lo Capo, nella provincia di Trapani. Una delle zone più suggestive dell’isola di Sicilia, rimasta ancora in gran parte incontaminata grazie alla vicina Riserva naturale dello Zingaro: «Il mio amore per la cucina è nato quando ero piccolo. Mio padre ha sempre avuto la passione per l’orto e per le materie prime che oggi vengono definite “a km 0”, e l’ha trasmessa anche a me insieme a quella per la cucina e i cibi sani. Fin da subito mi fu chiaro che quella sarebbe stata la strada che avrei intrapreso».
Infatti, nonostante gli anni di gavetta in giro per l’Italia e non solo, le tante cucine provate e i consigli ricevuti dai vari chef, dei quali sicuramente Catalano ha fatto tesoro, la sua filosofia resta quella di dare la precedenza ai prodotti del territorio: «In primis conta valorizzare quello che la propria terra offre». Senza dimenticare la sua voglia di innovazione, qualità che viene maggiormente apprezzata sia dagli ospiti che assaggiano la sua cucina che dai gestori delle strutture ristorative che si affidano alle sue mani: «Quello che mi viene riconosciuto di più è la mia spiccata creatività, e ne sono molto contento, nel saper valorizzare anche le piccole cose per trasformarle in piatti unici. Tutto ciò, avendo sempre il massimo rispetto per la materia prima e cogliendo ogni sfumatura senza alterare il prodotto». Qualche esempio delle sue sperimentazioni ai fornelli? Rana pescatrice, lardo, coulis di pomodorino burrata e pesto verde: tutti cibi “basici” appartenenti ad una tradizione semplice che, fusi insieme, esplodono di nuovi sapori. Oppure i nuovissimi impasti con la farina di canapa, da provare in tante varianti.
Da pochissimo, dopo aver tanto viaggiato, potete gustare la cucina di Giuseppe Catalano a “casa sua”, presso lo “Zingaro Hotel” di San Vito lo Capo, a pochi passi dalla bellissima spiaggia della riserva, ma «tra pochi anni spero di potere aprire un ristorante tutto mio e, perché no, puntare alla stella Michelin».