La timidezza di un piatto gourmet da Essenza Ristorante a Terracina.

Il cielo è calmo e ricco di entusiasmo, lo ruba al mare dal porto e lo spalma su tutta la città fino al cuore delle persone: a centotrenta chilometri da Roma, Terracina è un luogo incantato, calmo, avvezzo alla dolcezza della costa bagnata dal mare. Il cielo blu avvolge le palme e il porticciolo, incontro di sogni delicati, di timide confessioni e di voglia di respirare nuova calma oppure di scoprire bellezze per portare con sé un pezzo di questa terra, rubandola a un luogo che ha fatto della sua storia una fiaba moderna. Un uomo è sul porto, le mani in tasca e il colletto alzato per ripararsi dal vento, pensa al suo mondo e, nella follia che si concede, è l’imperatore di un regno lontano che ama e protegge. Immagina i suoi piedi alla scoperta del mondo e intanto ruba un segreto a questa terra profumata di orgoglio e storia del passato. Passeggia senza accorgersene, non è più al cospetto del mare, è davanti a una meraviglia per il palato: apre la porta di un ristorante degno di un Imperatore, si chiama Essenza e la scintilla scoppietta perché qui ogni dettaglio è più ricco del suo impero, ogni frammento di profumo incontra il vociare leggero ed è caldo e vero, come dovrebbe essere il suo castello. L’unico potere da conquistare qui è quello di deliziare il palato, pensa l’ingenuo uomo, così osserva l’ambiente caldo e scuro, dove il legno delizia gli occhi e i calici fanno ricordare a chiunque cosa sia la sete: i piatti sui tavoli degli altri commensali sono delicate opere d’arte, dove la porcellana ricercata fine ed elegante abbraccia portate eccezionali. In silenzio, pensa, ecco cosa vorrei per il mio castello: la bellezza di un solo dettaglio quando ha la forza di cambiare tutto. L’Imperatore si fa consigliare dal Chef Simone Nardoni, non potrebbe accettare nulla di meno: si accomoda solitario, nel posto più intimo del locale, attende la voce di chi crea il menu con pazienza e intanto osserva la sala e le persone che si prendono cura del cibo. Sono loro i primi ad assaggiarlo, ascoltano il cibo con ogni muscolo del corpo e della mente: le dita tamburellano e lui quasi sente il rumore dell’impazienza, il piede batte il tempo, intanto il palato assaggia e la mente si accende come una lampadina. Arriva lo Chef al suo cospetto e subito capisce: regna il suo Impero e la magia del cibo con la dote più potente, con quella timidezza pura mista a umiltà e voglia di fare che lo rende il più forte degli Imperatori. Simone Nardoni consiglia un piatto, certo, ma soprattutto racconta con la gioia negli occhi cosa sia per lui la cucina: le ricette e i piatti mi sopportano, dice, piango su di loro e chiedo conforto e loro trovano sempre braccia calde per abbracciarmi. Io trovo nel menu la mia espressione più vera, confessa. L’imperatore toglie il cappotto e attende il momento della verità: ha già scelto eppure Signorina Curiosità fa prudere la sua mano e apre il menu, dove trova una raffinata precisione e cura per il dettaglio, piatti immaginati ad hoc. Protagonista di una cucina moderna e creativa è la carne più pregiata come Anatra, Faraona e Cervo e il pesce coccolato da ricette d’eccezione: è grande l’emozione che l’Imperatore prova a questo tavolo, ciò che vede non è solo raffinatezza e un’offerta ricca ed elegante, dove ogni ingrediente è sapientemente studiato a regola d’arte, ma soprattutto lo stesso amore che lui avrebbe per il suo regno, il legame con la famiglia e il rispetto per i valori più reali come l’amore per la propria terra. Qui, pane e pomodoro potrebbe diventare un piatto gourmet e l’attesa per il suo piatto si fa riflessiva e dolce, ancora pensa alle parole di Simone Nardoni: non è più stupito del suo racconto di quando, timido e dubbioso, non ha creduto alla voce dall’altra parte di una telefonata importante che svelava una conquista, la stella Michelin.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares