È stato un anno decisamente particolare, climaticamente parlando. Ad esempio, secondo il report annuale stilato dall’Osservatorio del Vino, il 2017 è stata un’annata molto difficile dal punto di vista della produzione vinicola. In termini quantitativi si è prodotto il 26% in meno circa di uva rispetto all’anno precedente, complice un clima estremamente caldo e molto arido che non ha consentito alle piante di portare a maturazione tutti i grappoli. Questo fa comprendere come i cambiamenti climatici siano ormai una variabile del futuro dell’enologia e, più in generale, dell’agricoltura, anche quella italiana. E dovrebbe accrescere la consapevolezza che sul rischio che certi fenomeni non siano frutto di un caso isolato, ma un effetto duraturo e reiterato che dovremo aspettarci anche nei prossimi anni.
Il tema del surriscaldamento globale e dei fenomeni atmosferici estremi (come le gelate di aprile e grandinate violente) deve essere tenuto in attenta considerazione da tutti gli attori della filiera agricola e alimentare, consumatori compresi. Perché, se da un lato le aziende sono sottoposte a rispondere a quella che viene chiamata “responsabilità sociale d’impresa”, che riguarda la sostenibilità a 360 gradi, non solo sul fronte ecologico ma anche sociale ed economico, dall’altro anche il consumatore finale è tenuto a essere più responsabile nelle sue scelte di consumo alimentare, dalla fase di approvvigionamento fino a quello dello smaltimento dei rifiuti. Se, dunque, un produttore di vino deve gestire i propri vigneti in modo sostenibile per salvaguardare il paesaggio circostante, per tutelare la salute e il benessere economico delle comunità viticole e per qualificare il vino italiano, anche i consumatori devono attivare uno spirito critico acuto e arguto, informato e consapevole delle proprie scelte.
Come ricorda Carlo Petrini, fondatore storico dell’associazione Slow Food: In un futuro in cui il clima sarà sempre meno prevedibile, è certo che l’omologazione delle colture espone a rischi sempre maggiori, perché l’omogeneità genera fragilità. La varietà e la biodiversità sono la migliore assicurazione per il futuro del vino, del cibo e, più in generale, dell’agricoltura.
Mangiare, allora, diventa significativo poiché le nostre decisioni ricadono sull’intera industria agroalimentare. E se siamo noi i primi consapevoli delle reali condizioni del mondo, del clima, del cibo, saremo anche i primi a poter influire sulla loro evoluzione. Se saremo i primi a conoscere le ricchezze del nostro territorio, saremo i primi anche ad amarle, a volerle proteggere e conservare, attraverso un’alimentazione più equilibrata ed etica.
Ecco perché dal 16 ottobre partirà in tutta Italia, ma anche in tutto il mondo, la campagna “Menù For Change”, proprio per difendere il cibo buono, pulito, giusto che merita di essere preservato attraverso atti consapevoli e responsabili. La campagna è volta alla sensibilizzazione attraverso precise e mirate call to action: mangiare cibo locale per ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera a causa dei lunghi trasporti e per ritrovare il gusto delle tradizioni culinarie tipiche, contrastare gli sprechi alimentari attraverso una scelta oculata dei prodotti nel corso della spesa, acquistare frutta e verdura libere da pesticidi e fertilizzanti rigorosamente di stagione e fresche preferibilmente al mercato contadino locale e non al supermercato, per incoraggiare la sostenibilità economica e ambientale e assicurare al consumatore la sicurezza di un prodotto salubre e buono.
La campagna sarà anche una raccolta fondi per finanziare le attività dell’associazione e delle relative condotte, sparse su tutto il territorio nazionale ,e si dipanerà per almeno tre mesi, fino al consueto di Terra Madre Day del 10 dicembre. Ogni condotta organizzerà eventi e giornate dedicate proprio ai temi più cari a Slow Food e a Menù For Change.
Potete seguire la campagna sul sito internet dell’associazione, dove iscrivervi alla newsletter per rimanere aggiornati, diventare soci per essere coinvolti, donare per aiutare la realizzazione della campagna e scoprire la condotta territoriale più vicina a voi: www.slowfood.it
Mangiare è un atto consapevole!
L’uomo «civile» si autorappresenta fuori dalla Natura ma la Natura stessa diventa, nell’esperienza storica, un modello culturale consapevole, una scelta intellettuale alternativa a quella della Cultura. (Massimo Montanari)
Di Piera Feduzi