Il luogo è magico e se fossimo al cospetto di una cartolina in bianco e nero per curiosarne i dettagli e rubarne qualche segreto, saremmo di fronte a un tempo lontano, con i contorni sfumati e ingialliti dai decenni quando passano e portano con sé molte storie. Eppure la foto racconterebbe una realtà d’inizio Novecento vera anche oggi, sebbene mutata e rinnovata nel tempo: nel 2000 Marco Montesi acquista la struttura che oggi ospita la sua Equo Hostaria dopo essersene innamorato e decide di ristrutturarla completamente, fino a creare nel 2018 un’osteria moderna che riesce a essere oggi il punto di riferimento per chi cerca elevata qualità e cibo verace. Solamente dopo averla scelta, il titolare scopre che agli inizi del ‘900 qui c’era un’osteria romana, quando il quartiere ancora non si chiamava Portuense, eppure già ospitava la romanità più vera: già allora le mura in questo luogo offrivano ai clienti la bellezza di un gusto semplice e raffinato. Oggi Marco Montesi è il proprietario di un locale vivo e unico nascosto nel borgo urbano del quartiere e la sua magia non vuole essere una bellezza da palcoscenico, ma una tradizione gentile per portare in tavola la cucina di nicchia e sincera. Equo è un nome con l’abito da Ideale, è il sentimento che accende le lampadine ogni giorno e vuole illuminare e porre al centro un rapporto di fiducia forte con la clientela. Marco è originario di Roma con mamma veneta e papà marchigiano, è alla sua prima esperienza nella ristorazione e gli piace sedersi calmo a fine a giornata e osservare il suo locale, guardare se stesso da fuori e ancora vedersi come un impresario edile votato alla ristorazione: il suo motto è “restaurare”, riportare in vita e creare un ambiente unico per far felice in primo luogo il cliente. La sua passione nasce nel quotidiano, tra i fornelli di casa e alla scoperta di luoghi dedicati alla buona cucina e al gusto degli ingredienti di una terra magica che è l’Italia. Equo è un punto di riferimento per la zona, un luogo dove ritrovare la convivialità con una cucina attenta, ci spiega il titolare con la calma di chi conosce la sua casa: qui il cliente può decidere di prolungare il tempo del pranzo e il piacere di stare in tavola perché la cura che si offre al cibo è preziosa e delicata e non può esistere fretta né nel mettere la ricetta nel piatto, né nel palato poi. Non tutti siamo uguali, spiega Marco, e nelle sue parole il senso trova un nuovo colore: il locale vuole dare un timbro univoco e l’impatto che si dà a livello estetico e con la cucina in tavola poi può essere il filo conduttore di una certa tipologia di persone. Ecco il gusto della nicchia, quando si ha il coraggio di morderla: le persone si riconoscono in un ambiente ricercato. I lampadari sono artigianali e confezionati dai suoi operai con la sua supervisione e con il suo gusto, l’ambiente è caldo e familiare e abbraccia tutti, ricreando il caldo di un luogo conosciuto anche alla prima visita. All’interno ospita circa quaranta coperti e l’offerta dei vini è tutta italiana con più di venti etichette. Qua si vive una cucina tradizionale, mai gourmet, con sfumature di romanità: il cuoco Giancarlo è siciliano e porta in tavola i sapori della sua terra, sfiorando ricette mediterranee senza dimenticare le mode, ma dedicandosi principalmente a sapori ricercati dove i contrasti dettano le regole per il piacere del palato. Citiamo per esempio i celebri Tagliolini all’ammiraglia con base di agrumi e ragù di pesce e cozze sgusciate. Non resta che fidarsi del coraggio di un incontro e cercare questo luogo innovativo nel borgo di un quartiere vivo per una pausa di puro piacere.
Foto Simone Paris