Antica e leggendaria, ha ottenuto nel tempo numerosi riconoscimenti, i suoi vini (come il famoso Spumante Extra Brut 1759 metodo classico ottenuto da uve 100% Pinot nero, un omaggio alla storia e alla cultura di quei luoghi e all’antica cantina, che risale al 1759) reggono testa anche ai grandi champagne francesi: è l’ Azienda Agricola Valturio. È situata a Caltravaglio, presso Macerata Feltria, in provincia di Pesaro Urbino, nel cuore delMontefeltro, una regione di confine a cavallo tra Marche, Toscana e Romagna, storicamente appetita dai Medici, contesa tra i Malatesta e dai Montefeltro e da questi ultimi, infine, annessa alla signoria di Urbino. I suoi 10 ettari di vigneto si estendono a 500 metri di altitudine, con pendenze che arrivano al 40%, con una disposizione ad anfiteatro rivolto a occidente; le sue cantine sono situate nel Palazzo Valturio al quale sono legati i nomi degli uomini più illustri di Macerata Feltria, a cominciare dall’umanista Lorenzo Astemio detto, secondo una grafia più diffusa, Abstemio.
Questo, nato a Macerata Feltria tra il 1440 e il 1450, fu detto il “latinissimo” per la sua finissima arte di grammatico e filologo e fu il bibliotecario del Duca Federico da Montefeltro. Gli affreschi rinvenuti durante il restauro del Palazzo testimoniano un’antica tradizione vinicola nel territorio e dimostrano che su quelle colline esiste un forte legame tra cultura, arte, agricoltura e, ovviamente, vino. È al primo piano di questo storico Palazzo che l’Azienda ha aperto un punto vendita e degustazione dei vini e dell’olio d’oliva, mentre nell’antica cantina riposa il loro famoso e stimabile metodo classico. Fondata nel 1759, come testimonia la scritta beneaugurante ritrovata nel peduccio di un arco “BIBIT.CANT./ F.M.C./F/ ANNO 1759″, è giunta perfettamente integra fino ad oggi e mantiene la sua struttura settecentesca, fungendo da ponte tra passato e futuro, simbolo della passione per quelle terre ed i suoi frutti. L’Azienda Agricola Valturio nasce nel 2002 sul progetto ambizioso di riportare il Montefeltro alla produzione di vino di alto livello. La tradizione vinicola di questa regione risale al Medioevo, ma proprio le caratteristiche del territorio, impervio e difficile, quanto la lontananza dai centri commerciali più importanti ne hanno decretato la fine nel XIX secolo. Compiuta una importante opera di bonifica di terreni abbandonati dagli anni ‘60 e ripristinati i vecchi terrazzamenti realizzati con le zappe, è stata realizzata una nuova cantina completamente autosufficiente dal punto di vista energetico grazie al tetto fotovoltaico. La decisione, poi, è stata quella di piantare i vitigni più adatti a quei terreni, come il Sangiovese,
ed integrando alcuni vitigni non autoctoni, come il Pinot Nero, per valorizzare le potenzialità del territorio. Lasciano che siano le vigne a fare i loro vini, senza aggiungere trattamenti chimici, ma soltanto con una selezione manuale dei grappoli quando sono ancora verdi, per non alterare un ecosistema ricchissimo ed equilibrato e ancora oggi inalterato. Il nome, il logo e l’etichetta del primo vino, “Valturio”, sono un tributo alla storia di questi territori. La macchina da guerra raffigurata sulla etichetta è stata disegnata alla metà del XV secolo da Roberto Valturio per il De Re Militari, importante trattato sull’arte della guerra molto apprezzato anche da Leonardo da Vinci. Una lunga storia che ha visto l’Azienda Agricola Valturio ottenere per la terza volta consecutiva i Tre Bicchieri della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso con il suo omonimo vino “Valturio” vendemmia 2009, un Sangiovese in purezza, di colore rubino intenso e profondo, di eleganza e con una grande ricchezza di profumi, vendemmiato a ottobre ed invecchiato per 12 mesi in barriques per poi affinarsi 12 mesi in bottiglia. Anche gli altri vini non sfuggono all’attenzione di Slow Food, come il giovane della casa “Chiù”, premiato nella guida Slow Wine 2012 come Bottiglia Grande Vino. L’antica tradizione delle terre marchigiane hanno incontrato, con l’Azienda Valturio, la passione per il ritorno di un glorioso passato mai sopito.
Piera Feduzi