ROMA INCONTRA IL SÜDTIROL: ALTO ADIGE, STORIE DEI PICCOLI PRODUTTORI E I LORO GRANDI VINI

Dalla famiglia dei Pinot ai grandi vitigni internazionali, dal Gewürztraminer alla Schiava, dal Riesling al Lagrein. Il grande banco d’assaggio “Alto Adige, storie di piccoli produttori e grandi vini” mette in scena il meglio della viticoltura altoatesina, con una particolare attenzione per un aspetto fondamentale: le persone.

E dopo l’appuntamento che si è svolto a Milano lo scorso maggio, la degustazione realizzata dal Consorzio Vini Alto Adige in collaborazione con AIS Lazio e delegazione di Roma è arrivata nella capitale all’A. Roma Lifestyle Hotel: i protagonisti, attraverso i loro vini, sono stati sempre loro, i soci delle cantine, i piccoli vignaioli e le famiglie che hanno portato la viticoltura altoatesina alle vette dell’eccellenza internazionale.

In Alto Adige, cinquemila viticoltori si dividono poco meno di 5.400 ettari di superficie vitata, distribuita nelle zone climatiche più disparate, su terreni differenti e a quote che variano dai duecento ai mille metri d’altitudine: un patrimonio unico di terrori che ha visto la mano dell’uomo tirare fuori il meglio da questa ricchezza naturale, attraverso una dedizione e un impegno quotidiano che ha portato a etichette di grande carattere, forte equilibrio ed elevata qualità.

“Al banco di assaggio di Roma abbiamo scelto di mettere al centro le storie delle persone che il vino lo fanno – spiega Werner Waldboth, Direttore Marketing del Consorzio – Per questo abbiamo scelto cinquanta etichette rappresentative della grande ricchezza della viticoltura altoatesina a trecentosessanta gradi. Con questo evento diamo uno sguardo completo sulle nostre meravigliose terre, in bilico tra Alpi e Meditarreno, in cui quello che è dentro al bicchiere si fonde con quello che sta fuori: i racconti, la storia e la dedizione dei produttori”.

L’evento “Alto Adige: storie di piccoli produttori e grandi vini” ha offerto a stampa, operatori del settore, soci Ais e semplici appassionati la possibilità di scoprire etichette eccellenti che raccontano la passione, il sapiente connubio tra varietà e terreni, la dedizione del lavoro in vigna, la tradizione che riesce a integrarsi con l’innovazione nelle cantine. Proprio qui è stato possibile scoprire, in un contesto tranquillo, con un pubblico entusiasta, formato da esperti ma anche solo da curiosi bevitori, i prestigiosi terroir così eterogenei: in Alto Adige si coltivano circa 20 vitigni diversi, che danno origine a una pluralità di vini davvero unica per un territorio così circoscritto. Più del sessanta percento dei vigneti sono coltivati a uve bianche, e la percentuale è in continuo aumento. Fra le varietà più diffuse spiccano il Pinot grigio, il Gewürztraminer, lo Chardonnay e il Pinot bianco, che da sole rappresentano il settanta percento di tutti i vini bianchi prodotti. Ma un ruolo rilevante è svolto anche da vitigni come Sauvignon, Müller-Thurgau, Sylvaner, Kerner, Riesling e Veltliner.
Fra i rossi, oltre alle due varietà autoctone Schiava e Lagrein, anche gli altri vitigni classici – come il Pinot nero, il Merlot, il Cabernet Sauvignon e Franc – si sono ambientati ormai da più di un secolo in Alto Adige, dove hanno trovato condizioni ambientali ottimali. Le uve rosse ricoprono poco meno del quaranta della superficie vitata della provincia di Bolzano.

Ed è nel vigneto che nasce la qualità di questi vini, ecco perché i vignaioli altoatesini da anni puntano su una riduzione severa delle rese per migliorare la qualità delle uve, scegliendo meticolosamente quale vitigno piantare in quale vigneto, poiché ogni varietà ha il suo “habitat” preferito dove esprime il meglio di sé in fatto di aroma, gusto e personalità. In Alto Adige si preferiscono metodi di coltivazione a basso impatto ambientale. La viticoltura naturale, ad esempio, rafforza le difese fisiologiche del vigneto, proteggendo l’entomofauna e favorendone la diffusione.

Le cantine altoatesine puntano da tempo sul connubio vincente fra le tecnologie innovative da un lato, e l’esperienza e l’intuizione umana dall’altro. Una delle peculiarità più note e apprezzate dei vini altoatesini è il loro gusto decisamente fruttato, con note di sambuco nel Sauvignon, aromi di rosa nel Gewürztraminer, o sentori di frutti di bosco nel Lagrein.thumbnail_sudtirol-pinot-grigio
Oltre a questi vini varietali, caratterizzati da uno spiccato carattere fruttato, in Alto Adige si producono vini di grande pregio, più corposi e concentrati, idonei anche all’invecchiamento. Oggigiorno, i vini altoatesini d’eccellenza sono quasi tutti affinati in piccoli fusti di rovere francese (barrique), ma si sta riscoprendo anche l’invecchiamento in grandi botti di legno. E le quotazioni di prim’ordine che i vini di questa terra riportano da anni nelle guide più rinomate, dimostrano che anche questa scelta è pienamente azzeccata.  Così come azzeccato è stato questo piccolo, grande evento romano che ha pienamente colto nel segno l’obiettivo di far conoscere la qualità dei vini del Südtirol, nonché il lavoro appassionato che esiste dietro alla loro fama.

Piera Feduzi

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