Sorriso, fiamma e umiltà: in cucina, come nella vita, si vince o si impara: Giuseppe Pino Pace.

Riscoprire l’umiltà come valore fondamentale, da vivere ogni giorno col sorriso, declinandolo col lavoro in sala e trasmettendo ai propri collaboratori l’amore per la professione e tanti costanti insegnamenti, Giuseppe Pino Pace è questo e molto altro…

Brio, leggerezza, pazienza e una costante voglia di crescere sono le sue caratteristiche principali, unite alla voglia di migliorarsi sempre, imparando cose nuove, per poi riversale sui ragazzi che lo seguono e con lui condividono il lavoro di tutti i giorni, presso il  White Angel Resort di Cervinia, ultima tappa di un viaggio iniziato molti anni fa, nella sua terra, la Calabria, presso ristorante Convivio. Qui il nostro oggi affermato Maitre, iniziò ad apprendere sul campo i primi grandi segreti del mestiere, prima di spostarsi, tra gli altri, presso l’Hotel Michelangelo di Riccione, senza tralasciare importanti esperienze in Inghilterra ed in Germania, dove apprendere il vero spirito del sacrificio e conoscersi meglio. Dalla cantina, infatti, dove era stato inizialmente inserito, in un momento di necessità, Giuseppe si ritrova in sala a cimentarsi con la lampada: è l’inizio di un grande amore, che lo porta a ricercare sempre qualcosa di nuovo, mixando tecniche diverse, dal gourmet al flambè, passando per l’affumicatura e lo shacker. Lavorare sulla fiamma è una grande emozione, che lo fa sentire protagonista, ma sempre col sorriso sulle labbra, perchè la possibilità di commettere un piccolo errore è dietro l’angolo, ma riprendersi con una risata e andare avanti, senza mai abbattersi, fa la differenza.

Dalla scuola alberghiera di Castrovillari, dove si formò, perchè avere delle basi solide è fondamentale, oggi Giuseppe di strada ne ha fatta veramente tanta, mantenendo sempre una predilezione per i piatti della tradizione, da rivisitare, aggiungendo quel tocco in più che gli permetta di distinguersi dagli altri e rimanere impresso nella memoria del cliente.

Già, il cliente…attorno ad esso, infatti, ruota tutta l’attività di ogni maitre ed ecco che lo sguardo di Giuseppe brilla e si capisce al volo quanto ami il suo lavoro che gli da la possibilità di fare la differenza, coccolando i suoi commensali e spingendoli a tornare per quel sapore di casa che possono trovare nel suo sorriso e, ovviamente, nei suoi piatti alla lampada.

La differenza è nella personalità, per Giuseppe, perchè le competenze si possono acquisire, ma avere quella marcia in più che ti fa fare un passo in avanti, non è da tutti: o ci nasci o non ce l’hai; forse è per questo che molti suoi ragazzi lo seguono e continuano a lavorare con lui, consapevoli del fatto di poter continuare a crescere sotto la sua guida, ma soprattutto felici per il clima di famiglia che si crea quando si lavora con Giuseppe.

Nella vita o si vince o si impara, non si lascia mai”: questa è una massima che riassume in maniera incisiva il suo pensiero e che guida il suo agire quotidiano, nel lavoro così come nella vita; saper delegare ed avere fiducia nel proprio staff è importante e gli da sicurezza, perchè dare spazio ai giovani è fondamentale e permette loro di crescere, anche sbagliando, ma senza mai mollare e avendo anche il coraggio di rischiare, perchè il rischio è quell’elemento fondamentale che ci da emozioni e soddisfazioni, anche se, ovviamente, bisogna rischiare usando la testa.

Oggi Giuseppe, Gran Maestro I.M.A.H.R. (International Maitres Association Hotel Restaurant) dal 2018, pur essendo per certi versi, arrivato, continua a cercare di migliorarsi costantemente e a credere fermamente nel valore dell’umiltà, che lo porta a cercare di far del bene al prossimo e a rendersi utile; valori forti con cui è nato e cresciuto e che appartengono alla sua terra, ma che vive quotidianamente in sala coi suoi ragazzi, in Italia e non solo, per trasmettere l’amore per questa professione.

Sedersi a tavola con Giuseppe e fare un viaggio gastronomico nella sua vita, ci porta ad menù completo con una entrè di triglie al pesto dal sapore d’infanzia, servite con pomodoro secco sammarzano, che la madre Achiropita essiccava al sole; si prosegue con un primo di gnocchi al ragù di salsiccia di maiale e come secondo costine, sempre di maiale, con salsa agrodolce di cipolle di Tropea e miele. Il suino appartiene un po’ a tutta la gioventù di Giuseppe, dato che sua nonna Elisabetta lo allevava in campagna, mentre come dolce, tipico di Rossano, non possono mancare i classici taralli alla liquirizia, a forma di papillon. Accompagna il pasto, un buon Cirò di quelli fatti in casa, come quello che suo padre e suo nonno erano soliti produrre.

La vita è una ricerca costante di nuove emozioni, senza mai scordarsi da dove si è partiti e persevando i propri valori: questo Giuseppe lo ha ben chiaro e con fierezza ed un sorriso, continua a portarlo sulle tavole dei suoi clienti. 

Alla fine la tavola diviene, attraverso il suo sguardo, una scacchiera variopinta, dove soltanto chi si siede con umiltà e voglia di rischiare, fa scacco matto.

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