Vincenzo De Nittis è sommelier, bartender e cuoco. La sua passione per i drink innovativi ed inusuali attraverso abbinamenti e metodi originali nasce e cresce al Camavitè, ristorante arroccato sugli scogli tra Peschici e Vieste, di cui è proprietario insieme alla sorella Maria. Nelle pause invernali decide di specializzarsi, lasciando il litorale del Gargano e scegliendo Milano e le sue accademie: la Flair Academy prima e Italian Food Academy poi, parallelamente agli studi sul vino e sulla cucina.
Quest’ultima è per De Nittis «prima di tutto, sentimento. Un estremo senso di appartenenza alla nostra terra che è spigolosa, ricca di spuntoni e anfratti mozzafiato ma che regala, con i suoi ingredienti, un trionfo di delicatezza, gusto e morbidezza che cattura qualsiasi palato. Poi è semplicità. Una sincera immediatezza, esaltando ogni tipo di bontà locale, senza bisogno di catturare attenzioni con effetti speciali. La cucina, per me, infine, è famiglia. Proprio perché, nella sua spontaneità, la cucina familiare è quella più ricca di piccole attenzioni e coccole, gesti talmente naturali da passare spesso nel più totale silenzio, ma che invece sono indice di immenso amore sia per il cibo sia per la persona per cui si cucina».
D’altronde, è alla famiglia che Vincenzo rivolge i ringraziamenti più sentiti: «Le figure dei miei genitori sono determinanti e sempre presenti in quello che è il nostro lavoro quotidiano. Mia madre resta una massima espressione di tradizione e cultura gastronomica del nostro territorio, considerando che ha le mani in pasta da circa 50 anni!».
Essere il più possibile lontano dall’artificiosità è per De Nittis una missione, non a caso il complimento che preferisce è «quando ci dicono, parlando dei nostri piatti, di quanto siano autentici. Alcuni piatti raccontano ricette oramai piene di storia, che è poi la storia del nostro luogo. Farciture e ripieni che in realtà sono gustosi modi per insaporire seppie, melanzane oppure cozze, abbondantemente cotte in una passata di pomodoro. Lo stesso pomodoro usato poi per condire la nostra pasta tipica, i troccoli, fatti con solo acqua e farina, in giornata. I nostri ospiti apprezzano la storia ed il gusto di queste preparazioni ed amano trovare, accanto a piatti così tanto tipici, accostamenti nuovi che hanno come protagonisti sempre ingredienti locali. Tradizione ed innovazione, assieme, regalano immensi bocconi di gusto».
Se De Nittis dovesse scegliere il piatto che meglio lo descrive, per un amante delle cose buone e tradizionali come lui, non si potrebbe rispondere a bruciapelo, ma ci sarebbe bisogno di ragionare: «Devo confessarlo: amo il pane, il pesce crudo e quello fritto, ogni tipo di verdura e frutta. Le alici fritte, mangiate bollenti, restano uno dei sapori più semplici e piacevoli mai provati. Adoro le minestre di verdure, quelle che velano il cucchiaio, assieme a dei buoni legumi. Ma, forse, il piatto che mi racconta di più è quello più banale: una classica insalata di arancia rigorosamente garganica, condita da qualche oliva, capperi, sale e pepe, le nostre acciughe salate ed un pizzico di salicornia già in olio». Una pietanza fresca, composta da ingredienti semplici da trovare, genuina e semplice, dal gusto intramontabile. Perfettamente in linea con il Vincenzo che abbiamo conosciuto finora.
Quali sono, quindi, i suoi progetti futuri? «L’intenzione é diventare il meno stagionali possibile. Il ristorante per ora rimane aperto da metà marzo ad inizio ottobre, quindi durante la bella stagione. Dall’altro lato coccoliamo l’idea di aprire, assieme ad altri colleghi storici della zona, una piccola scuola in grado di fare formazione a ragazzi desiderosi di conoscere i tanti volti della ristorazione, partendo dalla cucina passando dalla sala, al bar e finendo alla pasticceria. Un modo semplice per arricchire la nostra terra».