In un paese come l’Italia a forte vocazione tradizionale, ci sono modalità rituali che vengono portate avanti da sempre in quanto tramandate da generazioni e quindi, quasi date per “scontate”. Così è da sempre e così si continua a fare senza porsi troppe domande. Badate bene, alla base delle tradizioni ci sono sempre dei criteri che trovano una logica realizzativa che ha assolutamente un senso e anzi, in alcuni casi, questi criteri vengono riscoperti e riproposti proprio perché la modernizzazione della Società a volte va talmente veloce, che alcune verità rimangono nel dimenticatoio, accorgendosi poi della loro assoluta applicabilità anche ai giorni d’oggi e oltretutto, a volte, rappresentano il migliore rimedio a situazioni che la moderna miopia non è in grado di scorgere. In assoluto, è affascinante pensare che i nostri avi, o senza andare troppo indietro con il tempo, i nostri bisnonni, agivano in una determinata maniera in specifiche situazioni e che questo loro agire si sia dimostrato assolutamente attuale anche in un’era di totale tecnologizzazione della vita come quella che viviamo ai nostri giorni. Queste sono le nostre radici, fatte di usanze e costumi lasciate in eredità da chi ha vissuto epoche molto distanti dalla nostra e che ha saputo cogliere però, con una semplicità ed autenticità quasi involontariamente visionaria, un criterio oggi come oggi ancora applicabilissimo. Guai a farsi sommergere dalla frenesia high-tech dell’”oggi”, a svantaggio della composta saggezza di “ieri”: si snaturerebbe quello spirito quasi insito nel Dna di noi italiani che ci vede, di generazione in generazione, trasmettitori naturali di saperi ed usanze che a loro volta furono tramandate a noi stessi. L’Italia è principalmente questo, un Paese dalla forte cultura tradizionale. Guai, ripetiamo, a perdere questi valori! Esiste però anche un rovescio della medaglia. I tempi cambiano, la Società si evolve e nascono, in alcuni casi o campi, non solo nuove esigenze in grado di migliorare le vecchie, ma anche solo di rivederle in chiave moderna: ciò, ovviamente, non significa rinnegare il passato, ma semplicemente rispettarlo apportando delle visioni dal taglio più consono allo sviluppo delle percezioni che una vita moderna, in certi casi, necessita per esigenze varie. Ci viene in mente la tendenza che ormai ha preso piede da tempo nella Cucina contemporanea, di rivisitare piatti della nostra tradizione in chiave moderna. Chi non ha mai mangiato, ad esempio, nella sua versione “scomposta” (così come si ama definirla), un dolce come il Tiramisù, le cui origini risalgono addirittura al XVII Secolo? Questo non significa snaturare o “mancare di rispetto” ad un’icona mondiale della tradizione dolciaria italiana, significa semplicemente mantenerne i principi costituenti a livello di materie prime, proponendoli però attraverso un nuovo concept realizzativo che l’occhio moderno probabilmente apprezza con più appeal e stimoli. Si può condividere o meno un approccio che rivisiti ciò che nasce dalla creatività o a volte dallo studio di uomini che sono appartenuti ad epoche molto diverse dall’attuale, ma certamente si può comprendere ed accettare che epoche diverse tra di loro, vedano l’evolversi di visioni che si vengono a formare quasi come un’esigenza necessaria. Nuovi concept, dunque, che si affacciano all’orizzonte e che, soprattutto a Tavola, regalano nuove modalità d’approccio più intriganti e dalla realizzazione finale, se non altro più al passo con i tempi. Ma la Tavola ci conduce subito e quasi inevitabilmente ad uno dei suoi protagonisti principali: seguendo queste evoluzioni naturali, anche il mondo del grande Vino viene impattato oggi da un nuovo approccio concettuale che oseremmo definire come rivoluzionario. Approfonditi studi portati avanti da persone che hanno dedicato gran parte della loro esistenza ad uno dei piaceri più incommensurabili della vita, come il Cibo ed il Vino, hanno portato alla creazione di criteri e principi che dimostrano come la loro corretta unione porti all’esaltazione l’uno (il Vino) dell’altro (il Cibo) e viceversa. Da sempre però, ed in maniera quasi naturale, si pensa ad abbinare un Vino alla pietanza proposta (sia a casa nel privato, che in un ristorante) cercando, per chi conosce i principi che regolano i criteri di abbinamento, di trovare la migliore soluzione per esaltare le componenti e le caratteristiche del piatto attraverso il divin nettare. Nuovi concept dicevamo, nuove visioni. Nel corso del tempo il Vino è diventato sempre più protagonista a Tavola per agli altissimi livelli qualitativi che esso ha raggiunto grazie alla sua evoluzione produttiva, all’apporto di enologi sempre più capaci di esaltare tutte le sue potenzialità e agli studi, alla grande passione e determinazione dei nostri Produttori, al punto che oggi, immaginare il Vino come “al servizio” del Cibo, non è più realistico o per lo meno non così esclusivamente mono-direzionale. L’assoluta pari dignità delle due componenti (cibo e vino appunto) oggi raggiunta, ha infatti introdotto una nuova visione che vede in un certo senso l’avanzare di un bellissimo trend (un trend sano, lo diciamo con chiarezza) che vede il Vino come protagonista della Tavola ed il Cibo che si cala nel ruolo di comprimario “al suo servizio”. Tale è il livello raggiunto da certi prodotti enologici, che il famoso “occhio di bue” che illumina le scene, spesso viene concentrato prima di tutto su di essi. Il Cibo resta e resterà per sempre una delle più belle espressioni del nostro Paese, una delle tante (certamente tra le principali) motivazioni per cui l’Italia è meta tanto ambita, ma la dignità raggiunta dal Vino negli ultimi anni, lo pongono oggi come punto fermo e protagonista assoluto di un nuovo approccio: la sua personalità e le sue sfumature “costringono” i palati più fini, in maniera quasi naturale, ad esaminare sempre più di frequente, prima le sue caratteristiche e poi la costruzione intorno ad esso di un percorso gastronomico che riesca ad esaltarne le note più belle. Una rivoluzione concettuale forte che, come dicevamo all’inizio di questo approfondimento, ci porta in una nuova dimensione che ci consente di riflettere sull’ovvio e sullo scontato e ci mette nelle condizioni di affrontare una tematica “sacra” come quella della Tavola, da un punto di vista rovesciato. Saper “leggere”, ad esempio, le sfumature che un grande Sauvignon friulano ci regala, e pensare solo successivamente alla realizzazione di un piatto che contenga magari la presenza voluta di asparagi o di timo limonato, che per caratteristiche esaltano le note erbacee (le famose “note verdi”) ed aromatiche del Vino, significa aver raggiunto un livello mentale di approccio ad alcuni rituali tradizionali (creo un piatto e solo dopo scelgo il vino da abbinarci), che ci consente di affrontare con grande rispetto si, la tradizione, ma anche con la consapevolezza che essa può essere rivisitata semplicemente in un’ottica diversa e senza snaturarne le fondamenta: l’abbinamento che tende ad esaltare le componenti a Tavola, rimane sempre al centro di ogni ragionamento, si può partire però da un’angolazione diversa che rende ancora più eccitante il momento legato al pasto. Non deve essere esclusivamente scelto un Vino per esaltare dunque un grande piatto, ma può anche essere scelta una tipologia particolare di carne o di formaggio che ben si legano alle caratteristiche di un grande Vino. Visioni opposte che regalano identiche emozioni durante una cena, ma declinate con un glamour che rapisce. In termini generali, non tutti i trend che prendono piede nella società moderna sono però “sani” (basta guardarsi intorno per notare quanta povertà di spirito ci circonda) o per lo meno basati su criteri che abbiano una loro logica. Porre il Vino “al centro della Tavola”, fa parte invece di una tendenza legata a doppia mandata ad un aspetto culturale che si sta cercando di diffondere da tempo (e ci permettiamo di dare il nostro contributo anche attraverso il nostro Magazine) ed offre semplicemente, nel rispettoso ossequio a “Madre Tavola”, l’opportunità di abbracciare, sotto un altro punto di vista e grazie all’eccelsa qualità delle nostre materie prime che sappiamo trasformare come nessuno al Mondo, quello che da sempre per noi italiani rappresenta la grande fortuna della nostra essenza quotidiana: saper mangiare bene, saper bere bene. Proprio per definizione, le tendenze o le mode sane, come ci piace chiamarle, spesso hanno anche un impatto che abbraccia la sfera della considerazione o del giudizio (rispetto a quello che si fa o si propone) e, rimanendo all’interno del tema che stiamo trattando, vi poniamo una domanda: quanto può essere affascinante essere invitati ad una cena dove la proposta parte dal Vino (al centro della Tavola, appunto) e tutto ciò che mangerete verrà preparato per rendere giustizia a “colui” (il Vino) che siete sempre stati abituati a vedere come seconda scelta dopo aver concordato delle pietanze? Risposta: altamente affascinante! L’invito che vi/ci rivolgiamo, è dunque quello a sapervi/ci tenere ancorati alla nostre tradizioni perché rappresentano la base di ogni Cultura e di ogni Popolo, ma facciamolo sempre con la consapevolezza che non esiste un peccato di forma nel rivedere o rivisitare certe abitudini, purché venga sempre fatto facendoci guidare da quella logica culturale che racchiude in se il rispetto per chi ha tramandato saperi e usanze che sono state alla base della nostra crescita di uomini e donne.