Per chi ama il vino, quello di qualità, genuino, “con una personalità” inconfondibile, la parola “Montalcino” rievoca essenziali e gustosi ricordi. E pochissimi concorrenti.
Se poi, alla bontà del vino e alla sua tradizionale e sapiente produzione si unisce la cura per l’ambiente e il bando all’uso di pesticidi e diserbanti, allora significa che stiamo parlando dei vini della cantina di Argiano. La cantina che, dal 1580 produce vini di pregio e ha una tradizione storica da conservare e, allo stesso tempo, è proiettata nel presente e guarda al futuro attraverso l’adesione alla Campagna promossa dal Ministero dell’Ambiente: #PlasticFree e @IoSonoAmbiente. Plastic free significa, per la cantina di Argiano, aver eliminato i prodotti “usa e getta”e riqualificato in tutte le fasi della lavorazione dell’azienda (produzione, accoglienza, amministrazione). Le forniture sono tutte monouso.
Attenzione però, un monouso responsabile, non quello che sparge e moltiplica i rifiuti!
Il modello al quale si ispira Argiano è quello dell’economia circolare e delle 4 “R”: Riduci, Riusa, Ricicla, Recupera.
Non si può che applaudire alla coscienza ecologica dell’azienda, votata alla biodiversità e all’eco sostenibilità. L’Azienda di Argiano è stata la prima ad aderire a Montalcino.
Un apprezzamento che è arrivato, giustamente, anche dallo stesso Dicastero della Sanità e dal Sindaco di Montalcino. E come potrebbe essere diversamente? La viticoltura dipende dalla cura dei terreni e delle piante, quindi del territorio in cui si svolge, e questo rafforza il rispetto per l’intero habitat dell’area di Montalcino. La stessa ConfAgricoltura, con il Direttore Generale Francesco Postorino, è stato alla cantina di Argiano per congratularsi con il CEO, Bernardino Sani, per l’attenzione ecologista dell’azienda.
Che è anche azienda agricola, perché, oltre al vino, la produzione riguarda anche l’olio extravergine di oliva di pregiata qualità.
Nonché agriturismo. L’attività di agriturismo si svolge presso la “Argiano Dimore”, la struttura di accoglienza che fa parte dell’originario complesso dei casali della villa cinquecentesca, con vista panoramica sulla Val d’Orcia, giardini privati e piscina. Soprattutto, attraverso la sensibilizzazione degli ospiti sul tema dell’uso responsabile delle plastiche, la cultura del riciclo e la differenziazione degli scarti – fatta con garbo e accoglienza – sviluppa un’accortezza che ha un effetto moltiplicativo e segue le persone anche una volta rientrate a casa.
Una politica produttiva sensibile all’ambiente non è solo uno slogan o una trovata pubblicitaria. La cantina di Argiano fa sul serio e ne ha fatto una mission e una vision aziendale condivisa all’interno, con tutti i collaboratori. L’attenzione verso un uso responsabile dei potenziali oggetti inquinanti, come le plastiche monouso, seguono in azienda precise direttive: in ufficio, niente acqua in bottigliette di plastica da mezzo litro, ma bottigliette di vetro con l’”acqua della Toscana” (buonissima!); al bando bicchieri, posate e cannucce in plastica, tutto in Kraft (biodegradabile); si fa la differenziata in tutta l’azienda (plastica, vetro, umido, indifferenziata e rifiuti speciali hanno ognuno un raccoglitore proprio. Niente commistioni).
Certamente, la plastica non si estinguerà e continueremo a incontrarla nella vita di tutti i giorni, ma l’importante è farne un uso accorto e limitato.
Il progetto “Argiano Buona Agricoltura” si basa appunto su alcuni punti fermi: eco sostenibilità, rispetto, biodiversità, equilibrio naturale.
Una coltivazione, quella del vitigno Sangiovese a Montalcino, che è, come accennato prima, antica, curata, profondamente legata al territorio, ma che ha acquisito centralità solo recentemente con il successo della Denominazione legata al territorio e al suo vitigno di elezione, il Brunello di Montalcino. In trent’anni, si è venuta a creare una realtà produttiva molteplice, che ha lo scopo di produrre vini di alta qualità e proporre sul mercato prodotti enologici top di gamma. Distintivi, insomma. La forza della produzione montalcinese infatti, sta proprio nella qualità piuttosto che nella quantità di prodotto. Il grande investimento è quello per la costituzione di vigneti specializzati, l’efficienza delle piante attraverso la cura, il preservarne la longevità.
La parola-chiave, il concetto che regola la filosofia dell’azienda è “equilibrio”. Inteso come equilibrio della pianta con l’ambiente e con l’ecosistema, per migliorarne l’omogeneità. Oltre che equilibrio fra produzione effettiva, quantità necessaria di uva e concentrazione delle buone sostanze in quella che poi verrà effettivamente raccolta. La pianta, infatti, non deve essere “stressata”, affinché produca di più. Questo andrebbe a discapito anche della sua capacità di resistere agli scompensi climatici e alle malattie.
I vigneti ad Argiano sono circondati da uno splendido paesaggio di uliveti e boschi, e sono gestiti con i criteri di un’agricoltura rispettosa della salute e dell’ambiente. Tutti i lavori sono impostati per permettere alla vite di raggiungere un suo equilibrio naturale, ottimale, che la porti a produrre uva sana ed equilibrata nelle sue componenti e, di conseguenza, vini eleganti e mai troppo concentrati o alcolici.
Argiano ha un’estensione di vigneti per 57 ha, dove si coltivano Sangiovese, Merlot, Cabernet, Sauvignon, Petit Verdot. La cura per i terreni è fondamentale. Fra i filari sono state seminate diverse specie di erbe per dare resistenza al passaggio delle macchine agricole, prevenire l’erosione dei terreni, dare nutrimento alle piante attraverso l’impiego delle leguminose. In questo modo si conserva la biodiversità e si favorisce la microfauna locale che contribuisce alla qualità del terreno e sviluppa un’agricoltura biologica verso alcuni parassiti della vite. Lombrichi, farfalle e coccinelle, insomma, sono “aiutanti” preziosi nella cura dei vigneti e nell’attività dell’azienda.
Combattere le malattie delle piante con i pesticidi e con la chimica è un approccio sbagliato, perché la chimica agisce sugli effetti, ma non agisce sulle cause delle malattie che risiedono nella carenza di sostanze nutritive. Serve quindi migliorare la fertilità generale del suolo che, a sua volta, favorendo la vitalità microbiologica del terreno e la dotazione di microelementi.
La vite non “deve essere sagomata a piacimento”, ma va studiata, capita, interpretata e, soprattutto, rispettata. Questa è per Argiano fare “Buona Agricoltura”.
La natura è già in equilibrio, è “perfezione”, gli interventi umani vanno quindi ridotti al minimo. Pertanto, occorre imparare a convivere, ad assecondare e non a modificare le caratteristiche che ci appartengono. Tutto è in equilibrio.
Corollario di questo approccio è la “regola del ritorno”: tutto quello che Argiano produce deve ritornare ad Argiano. Pertanto, l’azienda utilizza i sarmenti delle potature o i raspi delle uve vinificate per creare compost da distribuire nei vigneti al posto dei concimi chimici; un compost che non è nient’altro che il restituire elementi in forma utile ai nostri vigneti, quegli elementi che un tempo sono serviti a noi per produrre ottime uve e che in questo modo potranno ancora continuare a farlo. La “regola del ritorno” ha trovato applicazione anche durante il restauro di Villa Bell’Aria (la struttura cinquecentesca) che ospita la sezione ricettiva: le travi lignee del tetto sono state utilizzate per creare nuovi arredi di design e gli interni dell’agriturismo. Un’idea originale dell’arch. Filippo Gastone Scheggi, che ha saputo ridare vita e nuova destinazione a elementi dell’antica dimora durante il restauro. Così come nel restyling della cantina e della cisterna, dove oggi si trovano, alle pareti del cilindro, le bottiglie storiche delle aziende che hanno fatto la storia del Brunello di Montalcino. Un vero e proprio luogo di culto pagano!
Nel bere il Brunello di Argiano, il desiderio è quello di ritrovare “la storia” di quell’anno, i suoi profumi, le cose che sono successe, le persone che hanno lavorato per produrlo, le decisioni prese, l’immagine di quell’estate, la vendemmia. Questo deve essere un vino: un ricordo, un racconto, un’emozione.
La scelta e l’accoppiata Clone/Portinnesto è stata creata per quei terreni, per i terreni di Argiano, tutto ciò grazie all’immenso lavoro dei viticoltori che nei secoli hanno avuto il coraggio e la curiosità di provare, di scoprire, di scommettere per arrivare a conoscenze che poi con grande spirito e nobiltà hanno tramandato ai loro successori. Il risultato è, oggi, una simbiosi fra la vite e il terreno; fra passato e presente “raccontato” dal sapore e dall’aroma del vino che beviamo.
Che sia il Rosso o Brunello di Montalcino, il Solengo, il Supertuscan, creato da Giacomo Tachis e oggi firmato da Bernardino Sani. O, con l’annata 2015, la “Vigna del Suolo”, il suo Brunello Vigna numerato, cru dell’azienda.
Le tecniche che l’azienda impiega sono manuali di conoscenza della natura e delle sue molteplici sfaccettature. Come le micorizze, ossia, la simbiosi fra l’apparato radicale della vite e i ceppi fungini benefici a scopo di moltiplicare l’esplorazione radicale e la resistenza indigena della vite agli stress dovuti a fattori biologici e non. La zonazione, vale a dire la mappatura e lo studio dei terreni coltivabili secondo la loro consistenza, stratigrafia, composizione. L’analisi e lo studio delle condizioni meteo attraverso l’installazione di centraline meteo nei vigneti ed elaborazione tramite software delle fasi di rischio di infezioni funginee o di presenze di insetti dannosi (Decision Support System). L’allevamento di api per valorizzare la diversità, l’impollinazione e la riduzione della marcescenza dei grappoli. L’impianto di nuovi vigneti e l’omologazione del clone “Argiano”.
Oltre che “equilibrio”, il segreto della bontà del prodotto sta in un’altra parola-concetto che è “rigenerazione”.
Rigenerazione del suolo, attraverso le pratiche che ne aumentano la fertilità e la presenza di sostanze nutritive, l’adozione di pratiche scientifiche all’avanguardia, che combinano specificità delle culture locali e le tradizioni dei territori. Rigenerazione, inoltre, con riferimento alle relazioni tra gli esseri viventi. Quindi: cure colturali e trattamenti protettivi della salute delle piante; agire nel rispetto della dignità delle persone e degli animali; rapporti di lavoro e di scambio basati sulla tutela dei diritti e sulla trasparenza. Infine, rigenerare i “saperi”, tramandando le conoscenze, come “bene collettivo in continua trasformazione ed evoluzione”, in interazione con gli altri e le altre.
Tutto questo, in un calice di rosso di Montalcino, prodotto dalla azienda Argiano: la storia narrata dalla natura e dalla sapienza antica, tramandata fino a oggi.