Memorie profonde risvegliate in un attimo, senza motivo apparente, ricordi e sentimenti che riaffiorano dal passato con veemenza. I sapori della tavola familiare, il penetrante profumo dei fiori di campo o l’essenza di quel primo amore oramai lontano.
Nei secoli le fragranze sono state strumento prediletto di una comunicazione non verbale, una rara arte di produrle unita alla maestria del ben sposarle al giusto contesto. Nell’epoca romana erano le essenze estratte dai petali di rosa o dai gigli di Pompei, sapientemente mescolati con estratti di mirto o lauro. Elementi alla base dell’arte della seduzione ma anche strumenti religiosi propri di quei culti antichi, come nella mistica cultura egiziana.
Ancora oggi l’odore d’incenso ci rievoca le grandi navate di San Pietro, le arcate del Duomo di Firenze o i grandi affreschi della cappella Sistina. Nel tempo il profumo si è rivelato un geloso custode dei ricordi, un diario di sentimenti, pronto a scatenare epifanie e sensazioni conosciute e non.
La storia dei profumi affonda le sue radici nel lontano 7000 a.C. quando questa neonata disciplina veniva gelosamente esportata dall’Oriente in ogni dove. Il tempo, unito alle scoperte scientifiche, traghetterà quest’arte quasi religiosa verso l’uso più moderno. La Scuola Medica Salernitana del XII secolo e successivamente la fiorente produzione in Andalusia porterà a conoscere tecniche di distillazione in grado di regalarci quella penetranza e persistenza dei profumi che oggi conosciamo. La Francia, in un connubio di terre permeate da sorprendenti fragranze e amore per l’arte, si farà culla della disciplina, regalando alla più alta nobiltà una gara di profumi e ricercate ricette. Simbolo di uno status elitario e di raffinatezza, ancora oggi associamo tali caratteristiche ai più pregiati profumi. Non a caso questa disciplina più volte intreccerà nella storia la moda.
I secoli a venire regaleranno nuovi aromi e tempo per sperimentare. Nuove spezie provenienti dalle Indie apriranno scenari rivoluzionari, dando ai profumieri una sempre più ampia opportunità.
Ma qual è lo scopo ultimo di un profumiere? Suscitare emozioni. Per farlo è fondamentale amalgamare diverse essenze che restituiscono fragranze composte. I profumieri possono annoverarsi come avanguardia della sensibilità umana, ovvero scopritori di un’arte potente ed in cosante evoluzione che permea ogni aspetto della nostra vita.
Un’arte affascinante che ruota attorno a quei sensi alle volte così tanto sottovalutati. Il senso del gusto floreale e fruttato si riscopre nell’odore del vino pregiato. Un profumo di praterie o una commistione di fragranze come quelle di un giardino fiorito.
La potenza evocativa di questo strumento è ben nota oramai anche in campo terapeutico. Sono molteplici i percorsi e che si avvalgono dello strumento per accompagnare in un’indagine introspettiva del proprio essere. L’aroma terapia gioca sulla capacità dell’intelletto umano di ricordare determinati elementi grazie ad una memoria preconscia a cui molte volte non facciamo riferimento, ma che influenza la nostra vita più di quanto possiamo immaginare.
In una danza quasi sfuggente i sensi si inseguono e stuzzicano i nostri pensieri, ci conducono verso ricordi più o meno lontani. È così che un piatto di alta cucina non può lesinare sull’aroma, ed un vino non può essere ridotto solo al sapore che suscita nel nostro palato. Ed allo stesso tempo, quel ricordo istintivo che associamo ad un determinato aroma ci permette una visione esclusiva del piatto o del calice.
Sommelier esperti studiano e approfondiscono il loro rapporto con ambo i sensi e così chef stellati che adoperano tutto il loro sapere per estrarre dai prodotti cucinati un’esperienza che passa dalla vista all’odore fino al sapore.
Allo stesso modo, il profumo trova sulla pelle un’alchimia unica, spesso sottovalutata. Difatti un profumo, per quanto caratteristico, andrà ad assumere sfumature e tonalità diverse per ogni persona. Il Ph della pelle, la stagione e molti altri fattori rendono ineguagliabile la serie di combinazioni ottenibili, dando come risultato effetti disparati.
Che sia un piatto, un calice o la propria pelle, un profumo ha la capacità di combinarsi ad essi. Una capacità di cui pochi si possono ritenere esperti padroni. Abbinare fragranze, sapori e odori può risultare una sfida avvincente, il risultato può tradursi in un cocente fallimento oppure nella sublimazione del singolo elemento. È così, che un piatto non è più un pasto, un calice di vino non è solo una bevanda ed un profumo non è più un accessorio, tutti questi divengono un’esperienza.
E se l’unione dei profumi ai sapori genere un’esperienza, allora l’esperienza genera e suscita un ricordo.