Grappa, il coraggio liquido divenuto prestigio italiano

Certamente fa parte di quelle consuetudini a cui da sempre molti italiani non rinunciano per regalarsi una coccola dopo cena. Altrettanto certamente è divenuta nel tempo uno dei simboli di riconoscibilità italiana al pari della pasta o della pizza. Non è semplice risalire alle sue origini, ma proveremo a far luce su questa storia veramente tutta italiana. Partiamo dal vino. La produzione di distillato di vino divenne nota quando il medico padovano Michele Savonarola a cavallo tra il ‘300 ed il ‘400 pubblicò il primo trattato su questo argomento intitolato “De Conficienda Aqua Vitae” e probabilmente, si iniziò a distillare la vinaccia già nel XIV o nel XV secolo, o forse prima ancora. In molte pubblicazioni dedicate alla storia di questo distillato si fa riferimento ad un documento riguardante un certo Enrico di ser Everardo da Cividale del Friuli che pare nel suo testamento avesse lasciato in eredità “unum ferrum ad faccenda acquavitem” (un alambicco per distillare l’acquavite) anche se, in realtà, mai vi è stata prova a sostegno di questo aneddoto ed il testamento mai reso pubblico. La Grappa inizialmente non era un’acquavite destinata ai ceti più abbienti, che riservavano per sé il vino o magari il distillato di questo, lasciando alla popolazione ciò che restava: ovvero le bucce, i semi e i raspi dell’uva fermentata. Sicuramente questa Grappa era molto diversa dal distillato che oggi conosciamo e doveva essere molto più secca, satura di sostanze a volte sgradevoli e pungenti: attraversò le epoche con queste caratteristiche di bevanda semplice, forte e bruciante. Essa conquistò definitivamente poi un posto nella storia durante la Grande Guerra ed il Monte Grappa ben ne testimonia l’importanza. Essa divenne la panacea della paura degli Alpini per affrontare i pericoli e le difficoltà: erano soliti berla per trovare la forza ed il coraggio di affrontare i rischi del conflitto dato che provocava un’ubriachezza tale da smuovere anche gli animi più timorosi. La Grappa del passato però, era prodotta con alambicchi a bagnomaria o a fuoco diretto, con metodo artigianale a ciclo discontinuo e non erano ancora impiegati gli strumenti industriali di distillazione, giunti in Italia solo alla metà del secolo scorso e non erano ancora diffuse nemmeno le Grappe, fatto salvo quelle di Moscato o Malvasia. Esisteva essenzialmente solo la classica Grappa Bianca, frutto della distillazione di vinacce miste. Dal secondo dopoguerra invece, questo prodotto cominciò ad acquisire una posizione sempre di maggior rilievo in società quando le persone vissero un forte cambiamento delle condizioni economiche e sociali: la società italiana conobbe infatti un momento di sviluppo senza precedenti e gli italiani cambiarono il proprio stile di vita, godendo di una condizione economica favorevole. I gusti iniziarono a mutare radicalmente e con essi cambiò anche il modo di vivere e considerare la Grappa: si iniziò ad assaggiarla, abbandonando un po’ alla volta l’abitudine di bere senza distinzioni di gusto e di grado alcolico ed unitamente al mutare del gusto, anch’essa si fece più morbida, meno aggressiva, rivelando tutta la sua nobiltà, anche attraverso prolungati affinamenti in legno. Si abbandonò gradualmente la distillazione a fuoco diretto e si cominciò a selezionare l’uva proveniente da un solo tipo di vitigno tra la Malvasia ed il Moscato acquisendo il modo di bere il connotato di “attività piacevole” con cui intrattenere una serata o un pasto in compagnia. L’evoluzione della Grappa culminerà poi con l’emanazione di un decreto a cura del Ministero delle Politiche Agricole che stabilì nel 2011 che la “Grappa è l’acquavite di vinacce ricavate da uve prodotte esclusivamente in Italia e lavorate solamente in distillerie situate sul suolo italiano” e l’indicazione geografica specifica per cui alcune Grappe prodotte in determinate Regioni che possono oggi esibire il marchio Dop (Piemonte, il Trentino, l’Alto Adige, la Lombardia, il Veneto ed il Friuli). Questa bevanda rappresenta dunque il classico esempio di come un utilizzo legato alla leggenda ed alla tradizione, si siano trasformati nel tempo seguendo l’evoluzione degli stili di vita e di gusto degli italiani: da coraggio liquido appunto, ad insindacabile prestigio italiano

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