“Innaffiare” le stelle per farne spuntare una nuova: cura e ricercatezza gli ingredienti del successo dello chef Moreno Cedroni.

Estro, curiosità, creatività, sperimentazione! Da ormai trentasei anni Moreno Cedroni stupisce e racconta, nella sua cucina, storie di duro lavoro, ma anche di genialità, in cui viaggi ed esperienze nuove, si mescolano alla tradizione ed all’inesplorato, tutto da raccontare, col suo tocco da chef innovativo, capace di sorprendere e deliziare…sempre!

La sua è una creatività combinata con i sapori del territorio, dove ogni goccia è in perenne movimento e dove due elementi si combinano: il ludico e l’intellettuale, il sacro e il profano, il freddo e il caldo, l’Occidente e l’Oriente, per una sperimentazione costante e consapevole.

È una cucina che non è mai puro esercizio retorico, ma vera sensazione e sentimento, alchimia di echi e di ricordi con grande pervicacia ludica, come nel dolce giocoso dal titolo “E adesso chi lava i piatti?”: un dolce nato quasi per gioco, che vede al centro del piatto una spugna di pandispagna gialla ed una verde, con uno spray al kermes, una spuma di mandorle e gelato alla crema; tante componenti che il cliente stesso applica su un piatto lucido e poi pulisce, mangiandolo.

Il ludico che incontra l’intellettuale: “Se si è solo giocherelloni, non si potrà mai arrivare a punte di sapori – ci spiega lo chef – se si è troppo intellettuali, si è troppo proiettati ad una fase alta delle cose: ci vuole la curiosità del bambino e lo spirito di sacrificio.”

Moreno Cedroni parte dall’ingrediente, ovvero da un colore, fino ad arrivare all’oggetto, ovvero all’opera finale, in un gioco che delicatamente ci conduce, come in una visita guidata, attraverso un percorso museale che ci parla della sua Arte, ovvero la sua cucina, con la sua abilità ed il suo estro creativo.

I suoi piatti parlano di lui, dell’amore per il sushi e per le costolette di rombo, per i gusti marinati che prima di diventare arte sono pura forma e solo sotto la sua mano acquisiscono grande creatività, unendo mente e anima, cuore e cervello.

Definito dalla critica “il nuovo Duchamp”, Moreno Cedroni vive la cucina come una forma d’arte che, però, finisce subito: si parte da un ingrediente per creare un piatto, come nel caso del tortellino scomposto, liquido, ma poi si ha solo voglia di mangiarlo tutto; ancora lo chef afferma: “La cucina non deve essere un esercizio di stile, dove applicare regole impeccabili, ma senza anima: deve avere sentimento.”

Anima, applicazione costante e sentimento: mantenere le due stelle Michelin, annaffiarle costantemente e farle crescere per arrivare alla terza. Tutto passa attraverso l’attenzione al cliente e una ricercatezza sempre massima, ma non si lavora solo per i riconoscimenti: vi sono principi più nobili, da vivere con serietà e massimo impegno nei confronti dei clienti e dei fornitori, che fanno la differenza e danno un’ebbrezza unica, quella che ritroviamo in tutti i suoi piatti e in ogni suo locale.

Nei suoi tre locali, il ristorante “La Madonnina del pescatore”, la salumeria ittica “Anikò”, siti a Senigallia, e “Il Clandestino”, il sushi bar di Portonovo, ad Ancona, vi sono le tre anime di Moreno Cedroni che, partendo da un aspetto basico, ovvero una materia prima sempre eccellente, giungono alla sublimazione tramite il suo tocco esperto. Una cucina che, come una seggiovia, conduce lui e noi sempre più in alto, estasiati da profumi in risalita e continue sorprese di gusto.

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