Anche quest’anno Gambero Rosso – casa editrice specializzata in enogastronomia – ha assegnato molti premi speciali alle realtà vitivinicole del panorama nazionale: fra questi non poteva mancare il premio Cooperativa dell’Anno, vinto da Due Palme.
Il percorso che ha portato la cantina pugliese a diventare una delle aziende più importanti nel panorama vitivinicolo nazionale è stato, del resto, estremamente impegnativo, e ha richiesto più di 30 anni.
L’azienda è nata nel 1989 e fino allo scorso novembre Angelo Maci ne è stato Presidente; questi ha poi lasciato il suo posto a Melissa Maci senza tuttavia andare in pensione (perché troppo legato al frutto del proprio lavoro).
La sua storia d’amore con la cultura del vino va avanti sin dalla più tenera età: ereditata la cantina della madre, nel 1971 Angelo si propone sul mercato come produttore privato; dal 1989, poi, decide di puntare sulla cooperazione. A portarlo a prendere tale scelta il pensiero che, sebbene da solo possa vincere, insieme ad altre persone gli sarà possibile vincere meglio.
Notando quanto il territorio pugliese è formato da molte proprietà frazionate, Mani pensa di mettere insieme tutti i piccoli viticoltori che da soli non avrebbero avuto alcuna speranza di sopravvivenza. Secondo lui, infatti, la civiltà pugliese è contadina da millenni, e può essere realmente risollevata solo da un lavoro corale.
Con il nuovo approccio, ognuno dei soci riesce a ricevere un giusto compenso per il proprio lavoro, condividendo valore e ricchezza e ridando vita alla viticoltura del territorio.
Ad oggi l’attività di Due Palme è una vera forza: può contare sul lavoro di mille soci viticoltori che accudiscono ben tremila ettari di vigneto, molti dei quali allevati ad alberello. Da tutto ciò si ricava una produzione di circa 250 mila quintali di uva, poi trasformati nei poli produttivi di Cellino San Marco e Lizzano.
La gamma dei prodotti della cantina è inoltre ampia, articolata in una quarantina di etichette e centrata principalmente su vini rossi da uve autoctone. Si rivela di buona fattura tecnica, affidabile e dal carattere tipicamente mediterraneo.
Spicca tra le altre etichette la grande versione 2020 di 1943 del Presidente, un blend di primitivo e aglianico; ma è un sontuoso Salice Salentino Rosso Selvarossa Riserva 2019 a rubare la scena a tutti: armonico, ricco, profondo e articolato.
Sorridendo, Angelo racconta che, in un periodo in cui le cooperative pugliesi stavano ormai perdendo terreno, la scelta è stata quella di puntare prima di tutto sulla qualità. Nel corso degli ultimi 30 anni la decisione è stata dunque quella di investire oltre 150 milioni di euro in nuove tecnologie produttive avanzate, in grado di garantire prodotti di altissima fattura.
Senza ombra di dubbio, l’impegno e gli investimenti hanno ripagato.