La cravatta italiana, quando lo stile regala personalità

Un elemento che caratterizza l’uomo ed è in grado di donargli stile ed eleganza. Un ornamento che può vivere in armonia con il vestiario o spezzare, per dare carattere a chi lo indossa. In ogni caso, ancora una volta, una creazione che gli italiani hanno saputo trasformare in un’Eccellenza. Accessorio di abbigliamento maschile, simbolo di eleganza per eccellenza, la cravatta, è un capo che non può mancare nel guardaroba di ogni uomo. Questa esigenza di avvolgersi della stoffa intorno al collo è da ricercare fin dalle origini dell’antichità. Già gli antichi egizi, ad esempio, usavano legare un lembo di stoffa attorno al collo dei propri cari defunti tramite il nodo di Iside, in segno di protezione. Ma, prima di scoprire curiosità e tipi di nodi, facciamo un viaggio nella storia di questo affascinante accessorio. L’origine della cravatta risale al II secolo d.C., ed è da attribuire ai legionari romani stanziati nelle regioni del Nord Europa che, per motivi igienici e climatici, indossavano una striscia di stoffa detta “focale”, legata attorno al collo con un nodo. A vantaggio di questa tesi, troviamo una raffigurazione sulla Colonna Traiana del 113 d.C., eretta per celebrare le vittorie di Traiano sui Daci fra il 101 e il 106 d.C.In seguito, la cravatta appare in Francia, esattamente dopo la Guerra dei Trent’anni (1618-1648), durante la quale viene sfoggiata dai mercenari croati in tessuto di lino bianco o rosso. La kravatska (dallo slavo krvat, ovvero “croato”) costituiva parte della divisa croata e possedeva valenza romantica, in quanto testimonianza del legale affettivo verso fidanzati, mogli o amanti dei soldati che partivano per la guerra.Proprio grazie al grande successo bellico dell’armata croata, verso la prima metà del XVII secolo, la cravatta diviene simbolo di cultura ed eleganza anche nella borghesia europea, soprattutto nelle più alte cariche di potere, come re e cortigiani.Nel 1661, il “re Sole” Luigi XIV, istituisce la mansione di “cravattaio del re” per contraddistinguere colui che, grazie al proprio garbo, aiutava ad abbellire ed annodare la cravatta al sovrano.Un altro nome da ricordare è sicuramente quello della duchessa di La Vallière, prima donna ad indossare questo accessorio, rapita dalla sua bellezza.Comunque, i veri precursori della cravatta intesa come ornamento attribuito ad un certo rango sociale sono, senza alcun dubbio, i fazzoletti da collo apparsi intorno al 1650. Un esempio a supporto di questo fatto è il re inglese Carlo II Stuart. Egli, infatti, indossava una cravatta da 20 e più sterline già nel 1660, pari a 10 anni di rendita annua di “buon livello” corrispondente a 2 sterline.Si pensa che il prototipo della cravatta attuale risalga al 1700 e che sia di origine americana; più precisamente, che avesse le sembianze di una bandana annodata a fiocco. È stata resa celebre, pensate, da un pugile, tale James Belcher. Successivamente, all’inizio del XIX secolo, Lord George Bryan Brummel, grande stilista, adotta un look molto personale abbinando frac blu, panciotto, pantaloni beige, stivali neri e “fazzoletto da collo” bianco. Lord Brummel possedeva una vasta collezione di fazzoletti da collo candidi ed inamidati ed era talmente attento al proprio look da sostituire il fazzoletto indossato qualora presentasse delle minime grinze. Nel 1880 nasce la prima cravatta da club con un evento singolare: i membri dell’Exeter College di Oxford decidono di togliere i nastri dai propri cappelli per annodarseli attorno al collo. Il 25 giugno dello stesso anno, i membri stessi commissionano ad un sarto il confezionamento dei nastri con i colori del club, segnando l’inizio di una moda che da lì a breve si estende a buona parte dei club e dei college inglesi. Nel 1924, lo statunitense Jesse Langsdorf mette a punto la giusta soluzione, tagliando il tessuto ad un angolo di 45 gradi rispetto al drittofilo ed utilizzando tre strisce di seta da cucire in seguito. Dopo averla brevettata, conquista subito il successo in tutto il mondo fino ai giorni nostri. Approfondendo le sue caratteristiche, scopriamo come la lunghezza della cravatta standard si aggiri attorno ai 150 cm, anche se non è raro trovarla lunga 165 cm (misura XL).Il perché di questa lunghezza è da ricercare in due fattori principali: l’altezza di colui che la indossa ed il tipo di nodo adottato. La prima incide molto sulla lunghezza della cravatta, in quanto, una volta indossata ed annodata, per vestire al meglio, deve arrivare all’altezza dei pantaloni. La seconda invece influisce in misura maggiore, semplicemente perché più il nodo sarà elaborato e più impegnerà più tessuto, rendendola più corta. È importante ricordare che una cravatta, per vestire perfettamente, deve nascondere la striscia verticale di bottoni della camicia. Al fine di fissare la cravatta alla camicia ed evitare quindi l’antiestetico dondolio da una parte all’altra della giacca, si può ricorrere all’utilizzo di un accessorio molto carino e in voga denominato fermacravatta. Una particolare curiosità riguarda il mondo della letteratura: Oscar Wilde scrive nella sua opera “L’importanza di chiamarsi Ernesto” la frase storica e densa di significato: «Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita». Insomma, la cravatta non rappresenta solo un vezzo estetico ma esprime una valenza culturale ed educativa di un individuo.

Insomma, la cravatta è un capo di importanza storica, in grado di far trasparire gusto e personalità di chi la indossa oltreché importanza nelle relazioni sociali in campo lavorativo. Ma la vera valenza della cravatta rappresenta in realtà molto di più: un simbolo di eleganza e personalità che attraverso lo stile e lo sconfinato “portafoglio” di colori e tessuti con i quali viene realizzata, manifesta il carattere di un uomo e la sua volontà di apparire attraverso la propria individualità.

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