Molto italiano. Un nome che ovunque all’estero evoca il Belpaese e che insieme ad una miriade di eccellenze, è diventato nel tempo uno dei “richiami” naturali all’Italia. Molto italiano dicevamo, ma anche diffuso in ogni angolo del mondo tra prodotto originale e, ahinoi, qualche pacchiano fake (sullo stile del parmesan). Fine pasto per eccellenza, il limoncello è un liquore che ha travalicato i confini nazionali e ormai vanta dunque estimatori in tutto il mondo. Gli ingredienti sono pochi e semplici: parliamo infatti di un liquore che si ottiene dall’infusione in alcol di scorze di limone, a cui si aggiunge uno sciroppo preparato con acqua e zucchero. Talmente facile da fare che è anche il liquore più replicato nelle case degli italiani. Va da sé che la differenza tra un prodotto e l’altro la faccia la qualità delle materie prime: il vero limoncello è fatto con limoni provenienti esclusivamente da Amalfi, dalla Penisola Sorrentina e zone limitrofe. Più precisamente, con lo “sfusato amalfitano IGP”, detto anche limone Costa d’Amalfi, e con il “femminiello sorrentino”, altrimenti detto limone ovale di Sorrento IGP. Fino agli anni ‘80 il limoncello non era conosciuto fuori dai confini regionali ma oggi è apprezzato ovunque. Per citare un caso emblematico, il popolare attore Danny De Vito, innamoratosi del liquore durante uno dei suoi viaggi nel nostro Paese, da diversi anni produce e commercializza in America il suo limoncello, prodotto utilizzando esclusivamente i limoni della penisola sorrentina. Cerchiamo di penetrare però quella che è l’origine di questo prodotto in un interessantissimo intreccio tra storia e leggenda. Sulle origini della bevanda si hanno notizie incerte: una delle più accreditate vede protagonista la caprese Maria Antonietta Farace, proprietaria di un albergo sull’isola ai primi del Novecento. La donna era solita offrire ai clienti il liquore di limoni preparato in casa con gli agrumi del suo giardino secondo la ricetta della nonna ed il gustoso digestivo era molto apprezzato anche dai suoi amici intellettuali in visita sull’isola. Successivamente, furono gli eredi della signora Farace ad avere l’intuizione e iniziare una piccola produzione di limoncello, seguendo proprio la ricetta di famiglia. Un’altra leggenda narra che fu addirittura Zeus a svelare a un abitante della Terra delle Sirene la ricetta segreta di questo infuso prezioso. C’è invece chi sostiene che il limoncello fosse conosciuto già in epoca romana, come testimoniano alcuni affreschi ritrovati a Pompei, mentre c’è chi parla di contadini e pescatori che bevevano il limoncello al mattino per riscaldarsi, già al tempo delle incursioni saracene, prima dell’anno 1000. La derivazione araba della bevanda non è del tutto infondata, poiché i primi a coltivare i limoni sono stati proprio i popoli provenienti dall’Oriente e dai Paesi Arabi. Per altri, la ricetta del limoncello è nata all’interno di un convento monastico intorno al 1700, per deliziare i frati tra una preghiera e l’altra. C’è anche chi dice che i monaci certosini abbiano appreso la ricetta di questa pozione deliziosa dalle sirene, prima di scacciarle dalla loro terra. Insomma, la storia del limoncello è intrisa di leggende e mistero, quello che è certo è che ai primi del Novecento non c’era famiglia sorrentina che non offrisse ai propri ospiti illustri un bicchierino di liquore al limone. Ma da dove deriva l’origine del nome? Il nome “limoncello” fu brevettato a Capri nel 1988 da Massimo Canale, nipote di Maria Antonietta Farace. Probabilmente, fu adattato l’antico termine caprese limonillo. Ma anche sulle origini del nome ci sono versioni differenti, tutte interessanti e suggestive. Pare che già nel XIV secolo a Sorrento il termine “limoncello” fosse di uso comune, ma semplicemente come vezzeggiativo per indicare i limoni. Con l’accezione di “bevanda” lo troviamo già nel 1590 nel Vocabulario De Las Dos Lenguas Toscana y Castellana di Cristobal Las Casas. A un certo punto della storia, il termine “limoncello” è stato anche sinonimo di “limonata” come riporta l’edizione del 1691 del vocabolario dell’Accademia della Crusca. La prima comparsa della parola associata a un liquore è quindi recente, poiché, come abbiamo visto, risale ai primi del Novecento.
Non sta certamente a noi decidere se il limoncello sia nato ad Amalfi, a Capri o a Sorrento e a chi si debba l’origine del nome. Quello che ci interessa sottolineare è che, per
essere considerato vero limoncello, è fondamentale che sia preparato esclusivamente con il limone sfusato amalfitano IGP (coltivato nei comuni di Amalfi, Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti, Vietri sul Mare, Raito, Dragonea, Albori) o con il limone ovale di Sorrento IGP (coltivato in penisola sorrentina, nei comuni di Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento, Vico Equense, e nell’isola di Capri): solo attraverso questi due tipi di frutto si ottiene il più famoso protagonista del post cena italiano. Un’eccellenza, dunque, che fa nascere un’altra eccellenza.