Nell’eterna battaglia tra quale nazione possa considerarsi la numero al mondo per quanto concerne il vino, l’Italia ha sicuramente il diritto di poter dire la sua con autorevolezza, grazie ad un nome di assoluto rilievo: Riccardo Cotarella.
Classe 1948, umbro di origine, il Dottor Cotarella è stato eletto Presidente di Assoenologi nel 2013 e l’anno successivo è stato nominato Presidente mondiale degli enologi, rappresentando così l’intera categoria a livello internazionale, con competenza, energia e coraggio.
Docente universitario, imprenditore, autore e presidente di numerose associazioni e commissioni, Riccardo Cotarella ha costituito nel 1979, assieme al fratello Renzo, l’azienda vinicola Falesco S.r.l., oltre ad essere consulente di svariate cantine in tutto il mondo.
“Il vino è una sorgente di cultura per chi vi si avvicina”, afferma con convinzione di causa il presidente, che ci invita ad una interessante riflessione su come, nel mondo enologico, la tecnologia abbia permesso l’evoluzione, ma solo con il rispetto del passato si sia riusciti a costruirsi una cultura; tuttavia, il coraggio di pensare in maniera differente è assolutamente necessario, perché, se si vuole veramente innovare, bisogna esser pronti ad infrangere le regole.
“Oggi abbiamo scoperto tesori inestimabili, che una volta non erano conosciuti: 40 anni fa le uniche zone ritenute vocate per viticoltura erano una piccola parte della Toscana e una piccola parte del Piemonte. Oggi sappiamo che ovunque in Italia ci sono zone vocate e per fortuna non esiste più il vino di una volta”, dichiara Cotarella, che sottolinea con intensità l’importanza di approcciarsi con sensibilità e competenza alla vigna, lasciandosi guidare da una figura imprescindibile per tutto il comparto vitivinicolo: l’enologo, l’unica persona che, dal punto di vista produttivo, sa tutto del prodotto che andiamo a versare nel bicchiere.
“Anche con lo scandalo del 1989, infatti, si è capito che questa figura doveva avere un ruolo importante. Oggi l’enologo è un professionista a 360 gradi che ha la parte produttiva nel suo DNA, si occupa della selezione del terreno, della scelta del portinnesto, di quella inerente il sesto d’impianto, fino ad arrivare a supervisionare tutte le fasi della vendemmia e della trasformazione.”
Un’analisi a tutto tondo su questa figura professionale, per la quale il Professor Cotarella, spende ulteriori, importanti parole: “Si tratta di un tecnico che assume ancor più rilevanza nel mondo di oggi in cui il consumatore è sempre più preparato, a volte anche cinico, e vuole sapere tutto di un vino, senza lasciarsi abbindolare da “cantastorie” che si improvvisano esperti, ma ascoltando le parole di chi un vino lo ha creato. Di conseguenza, oggi l’enologo ha assunto un ruolo rilevante anche dal punto di vista della comunicazione, per una cantina. Raccontare un vino nella sua storia e nei suoi abbinamenti è importante, ma è diverso dal racconto della vigna, delle stagioni e delle scelte produttive effettuate. La degustazione è solo l’atto finale, a cui bisogna avvicinarsi conoscendo tutta la storia di quel vino, altrimenti se ne perde quell’aspetto di astrazione, che il vino porta con sé.”
Ogni vino ha la sua storia e in Falesco, l’azienda fondata assieme al fratello Renzo, la storia si coniuga con la raffinatezza e la passione delle loro figlie, Dominga, Marta ed Enrica, che ne hanno preso le redini nel 2015 e stanno portando avanti con successo l’attività di famiglia.
“Il vino è qualcosa che prende alla testa, ti entra nel cuore e poi vuoi saperne sempre di più. Abbiamo bisogno di avvicinare alla cultura del vino quelle persone che ancora non vi si sono avvicinate”. Una vera missione di vita quella dei questo illustre enologo che ci saluta con una raccomandazione: “beviamo solo italiano: beviamo meglio, spendiamo meno e rendiamo merito a questa miniera che è il territorio del nostro Paese.”