Poderi Gianni Gagliardo: l’Accademia del Barolo e una moderna visione del rigore

Piemonte, terra di grandi eccellenze, ma soprattutto terra di grandi vini. Poderi Gianni Gagliardo rappresenta da anni uno dei punti di riferimento di questa regione, scegliendo di produrre i suoi vini utilizzando esclusivamente vitigni autoctoni presenti nei terreni di proprietà, a suggello di un legame fortissimo con il territorio. Piemonte infatti significa anche e soprattutto “Barolo” e l’ “Accademia del Barolo” ,che Gianni Galiardo rappresenta in qualità di Presidente, cerca fin dalla sua nascita di diffondere la conoscenza di questo gioiello in Italia e all’estero.  “Per molti anni ci racconta il Presidente- l’Accademia si è occupata della divulgazione della conoscenza del Barolo nel Mondo attraverso grandi seminari, degustazioni ed aste. Da quest’anno poi, con il marchio “Deditus”, si occupa anche della promozione dei vini dei produttori associati soprattutto in Italia.

Personaggio carismatico, Gianni Gagliardo accoglie con piacere le nostre domande lasciandoci approfondimenti e spunti molto interessanti.

Quale pensa sia stata la motivazione più significativa di una crescita così importante per la sua azienda?

“Penso che le motivazioni siano sostanzialmente tre: l’aver da tempo consolidato i miei rapporti con determinati Paesi essendo stato negli anni Settanta un pioniere per molti mercati internazionali, l’aver mantenuto sempre costante il rigore nella produzione e la qualità dei miei prodotti, ed infine la grande attenzione verso la ricerca a cui i miei figli dedicano grande cura”

A proposito dei suoi figli, qual è stato il contributo più importante di questa nuova generazione, rispetto alle idee da sempre portate avanti da lei?

“Certamente l’apporto dei miei figli è stato indispensabile da questo punto di vista, perché ha soddisfatto quel bisogno di attualità, di energia nuova e di visioni anche moderne, che hanno portato a moltiplicare i nostri investimenti e a creare innumerevoli progetti di comune accordo”

Come sta vivendo questo momento non facile lei che è una persona molto tenace?

“I nostri prodotti circolano soprattutto nella buona ristorazione e sono molto amareggiato nel vederla stremata da questa situazione. E’ la categoria che paga il prezzo più alto pur essendo i ristoranti luoghi a basso rischio. Abbiamo tutti il dovere di essere solidali con chi ci regala momenti di svago e di piacere tutto l’anno soprattutto in questo difficile momento. Noi abbiamo vini che possono solo migliorare nel tempo, quindi possono aspettare in cantina per fortuna. Stiamo comunque diversificando l’approccio al mercato incrementando molto le vendite verso i privati che si stanno rivelando un mercato ancora piccolo, ma in costante crescita”

Come vive la rivalità con la Francia nel mondo del vino?

“Finalmente si sta assistendo ad una maturazione generazionale all’interno di questa eterna disputa: oggi i nostri figli stappano bottiglie insieme e si scambiano opinioni e ciò ha aperto finalmente all’apprezzamento del nostro prodotto anche in terra francese! Loro hanno una storia che hanno saputo raccontare nel tempo con grande abilità e che ha portato le loro eccellenze ad essere molto costose, noi italiani abbiamo raggiunto invece una grande qualità accessibile anche per il ceto medio”

In una terra di grandi vini rossi, a lei si deve la riscoperta di un vitigno a bacca bianca come la Favorita. Ci parli della sua idea di “riscoprirlo”.

Il primo vitigno a bacca bianca coltivato in Piemonte fu l’allora sconosciuto Arneis. Nella zona del Roero invece, dove sono cresciuto, esisteva l’uva Favorita che non veniva utilizzata però per produrre vino. Poi la fillossera sterminò questo vitigno. Decisi allora, a seguito di studi specifici, di recuperarlo fino ad arrivare a creare il nostro vino bianco per eccellenza, il Fallegro. Intrapresi un progetto inizialmente rischioso anche perché scoprimmo che si trattava di un Vermentino, l’unico che non viene coltivato vicino al mare. Oggi le bottiglie di Favorita prodotte sul territorio nazionale sono pari a circa 1 milione”

Una grande Cantina, un grande Barolo e un altro grande esempio di eccellenza italiana che, partendo dalla riscoperta del proprio territorio, ci rende oggi orgogliosi in tutto il Mondo! Salute!

 

 

 

 

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