Vini di Romagna in tempo di DPCM

Il nuovo DPCM sta dividendo l’Italia per settori cromatici, giallo, arancione e rosso, che guarda caso sono anche gli stessi colori che ritroviamo nel vino. In realtà, il vino giallo non esiste, si chiama bianco, mai capito il perché in quanto è giallo ma proprio giallo. Tra l’altro questi cono i colori che dominano anche nel panorama vitivinicolo romagnolo (a essere sinceri di quasi tutta l’Italia, ma io sono emiliano romagnolo…), i vini e più rappresentativi della regione sono proprio di questi colori, non sto scrivendo nulla di originale, ma così è.

Il bianco dell’albana che domina il panorama regalando vini che da diversi anni regalano vini di ottima fattura, ricchi, pieni e goduriosi, con ottime sapidità e acidità e dall’inaspettato ma caratteristico accenno tannico. Si va dalle versioni più floreali  e fruttata che crescono sulle Terre Rosse dilavate della Via Emilia della zona più a nord a confine con l’Emila (Imola per intenderci), per arrivare a suoli calcarei organogeni della zona centrale sulle prime alture dell’Appennino (Bertinoro RA) con versioni più gliceriche e materiche, per finire sulla zona marnosa arenaria dell’alto Appennino (Valpiana di Brisighella, Modigliana) dopo la fascia calancuosa regala vini complessi e minerali.

La zona rossa invece è quella del Sangiovese, il Sangiovese di Romagna che qui regala vini fruttati e più alcolici nelle zone basse e calde (il faentino, Bertinoro e riminese), per diventare più sottili, speziati e profondi nelle zone alte (Modigliana, Brisighella, Meldola). Nella zona alta di Predappio invece troviamo versioni di sangiovese eleganti e minerali date dai terreni che sorgono sopra vene di zolfo. Qualche anno fa, proprio su queste differenze di territorio il disciplinare del Romagna Sangiovese ha creato ben 12 sottozone, o meglio MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive) proprio per sottolineare le peculiarità di queste zone.

Cosa dire dell’arancione? Da diversi anni si stanno affermando in tutt’Italia gli Orange Wine (per l’appunto arancione) cioè i vini bianchi macerati, prodotti con la vinificazione in rosso di uve da bacca bianca. In Romagna questa tipologia trova un ottimi riscontri sull’albana, si ancora lei. L’albana da ottimi risultati se vinificata con le bucce dando origine a vini ricchi di carattere, polposità, profondità e dinamismo senza mai dimenticare il vitigno d’origine. Qui però più che di zone (seppur molto importanti) entra in gioco anche l’abilità e sensibilità dei singoli produttori. Tra tutti come non segnalare Vittorio Navacchia dell’azienda Tre Monti e il suo Vitalba, Jacopo Giovannini ed il suo 800 e il Sabbiagialla di san Biagio Vecchio azienda di Lucia Ziniti e Andrea Balducci ed Arcaica di Paolo Francesconi.

Sempre sull’arancione, allargando il concetto della tonalità. Possiamo parlare anche dell’albana passita; per anni la versione trainante di una tipologia. L’albana si presta molto all’appassimento, donando vini ricchi, glicerici, appaganti con freschezze e bevibilità uniche. Tra questi non si può non ricordare lo Scacco Matto della Zerbina il quale ha scritto pagine memorabili per la Romagna, l’Albana Passita della Fattoria Monticino Rosso, dove la sapiente mano dei fratelli Gianni e Luciano Zeoli ci regalano vini goduriosi, freschi dallo zucchero misurato e non stucchevole che ben si abbina al panettone o pandoro che andremo ad aprire nei prossimi giorni.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares