Vino, un amico da gestire

Il Vino è una scelta. Mentre non ci si può nutrire senza cibo e quindi, non si può vivere senza di esso, certamente si può vivere senza Vino (vita triste, ma pur sempre vita…lo diciamo con grande rispetto). Il fatto di sceglierlo, quindi, nella nostra quotidianità, lo rende un nostro compagno di vita che abbiamo deciso di avere al nostro fianco sia nei momenti belli, che in quelli dove abbiamo bisogno a volte di un conforto. Come spesso accade, il do ut des è a volte necessario in certi contesti o situazioni e non è un principio trascurabile. Non vogliamo però trasmettere un concetto eticamente sbagliato, non fraintendeteci. Quando parliamo di Vino, la locuzione latina appena citata assume un significato importante e scevro da qualsiasi giudizio morale. La materia viva richiede spesso delle attenzioni per preservarne la conservabilità così come la sua espressione migliore. Il Vino è materia viva per eccellenza e il suo des ci è molto chiaro e lo scegliamo proprio perché consapevoli di quello che può regalarci sia a tavola, che in un momento di relax. Il problema nasce quando non ci accorgiamo che è il nostro do a determinare il piacere che esso è in grado di regalarci. Così come Madre Natura ci restituisce sempre i suoi frutti migliori quando viene rispettata e trattata con tutto il riguardo e la cura che essa merita, allo stesso modo il Vino, se gestito con le attenzioni di cui necessita, rilascia quelle emozioni che riescono a completare sia un piacere materiale, che d’animo. Ricordiamoci sempre che una cattiva gestione del Vino ci fa percepire solo un 20-30% della sua magia ed iniziamo col dire che essendo appunto materia viva, esso necessita di “tecniche” ben precise che anni di studi di settore hanno portato alla luce e che sono letteralmente imprescindibili. Avete mai bevuto un vino rosso invecchiato per lungo tempo in legno senza dargli il giusto tempo per “stiracchiarsi” dopo un riposo durato 24 o 48 mesi? Sarà risultato certamente ancora “assonnato” e contratto dal lungo periodo in cui è rimasto coccolato all’interno di piccole barrique di legno che, certamente hanno fatto il loro lavoro di trasmissione, per osmosi, delle sensazioni che il legno rilascia naturalmente, ma che allo stesso tempo, lo hanno tenuto fermo, immobile nel tempo. Apriamo le porte quindi ad uno dei temi basilari della gestione del Vino: l’ossigenazione. Essa rappresenta il processo che consente al Vino di farlo respirare tramite l’esposizione all’aria prima di berlo e la grande maggioranza dei vini trae grande beneficio da essa al punto che quelli di grande qualità (bianchi o rossi che siano) migliorano in maniera esponenziale: provate a stappare un Barolo del ’99 e bevetene subito un sorso, poi riassaggiatelo dopo un paio d’ore e vi accorgerete che state bevendo un altro vino senza che nessuno lo abbia sostituito. Prima dell’ossigenazione però e come base generale, assume un’importanza fondamentale il luogo dove lo riponete, in attesa di poterne godere per una cena o semplicemente come relax. La conservazione, infatti, diventa basilare per quella che è poi la sua gestione: saranno inutili tutte le disquisizioni legate all’ossigenazione o a tutto quello che vi racconteremo nelle righe che seguiranno, se esso non ha avuto le attenzioni che merita in termini di location all’interno della quale trepidamente attende di essere stappato per farci inebriare della sua anima. Come un vampiro, infatti, odia la luce e come la cera, odia il calore: se esposto per lungo tempo a questi due elementi, il Vino è in grado di alterarsi e di chiudere anticipatamente la sua esistenza ricca di quelle espressioni che noi consumatori invece andiamo proprio a ricercare. Non rendiamoci mai responsabili di questa morte anticipata!! Certamente non è responsabile della sopravvivenza di un Vino, ma altrettanto certamente, la temperatura alla quale viene servito, è forse la principale responsabile dell’esaltazione di tutte le meravigliose sensazioni che esso è in grado di esprimere ed occupa una delle posizioni più importanti nella scala dei valori della sua gestione. Prendersi cura della temperatura però, è una delle operazioni più difficili da attuare, in quanto è molto legata anche all’ambiente in cui ci si trova ed è un’operazione che va letteralmente pianificata: ogni vino, infatti, ha una temperatura precisa e facilmente consultabile alla quale deve essere servito per esaltarne al meglio le caratteristiche organolettiche (non vuole essere questa la sede per declinare le varie opzioni). Infatti, servire un vino alla giusta temperatura, consente di fargli esaltare profumi e sapori, aumentando nel contempo il senso di piacevolezza gusto-olfattiva durante la beva. La temperatura svolge una funzione fondamentale, quella di rinforzare alcune caratteristiche organolettiche ed attenuarne delle altre. Una temperatura moderatamente più elevata, aumenta la sensibilità delle papille gustative verso sensazioni quali la corposità e la morbidezza, mentre attenua le sensazioni più “dure”, quali freschezza e sapidità. Di conseguenza, maggiore è la struttura e la morbidezza del vino, relativamente più alta sarà la temperatura di servizio. Viceversa, maggiore è la sapidità e freschezza del vino, più bassa sarà la temperatura di servizio ideale. Inoltre, una temperatura di servizio più bassa permette di apprezzare al meglio sensazioni quali la dolcezza, che se fosse rinforzata da una sensazione di calore esterna, risulterebbe poco gradevole e al limite dello stucchevole. Perché dunque dobbiamo “farci del male”?? Quando parliamo di temperatura, spesso istintivamente la si associa ad un Franciacorta o ad un Bianco e alla sensazione di “freddo” che deve trapelare dal bicchiere. Noi invece, ci soffermiamo sul Rosso. Spesso in estate si rinuncia al Rosso a favore di un vino Bianco e questo non è assolutamente carino nei confronti di Sua Maestà (il Rosso appunto). Dobbiamo sempre considerare l’ambiente che ci circonda ed anche in una torrida estate possiamo godere, durante il nostro BBQ, di un meraviglioso Amarone della Valpolicella che sembra quasi di diritto appartenere, per grado alcolico e struttura, alla stagione invernale. Basterà infatti portarlo alla sua corretta temperatura e lasciarlo in frigo (si avete capito bene!) per una ventina di minuti: il vino sarà perfetto e la sensazione di fresco che sentirete bevendolo, non sarà legata ad una sua errata temperatura, ma semplicemente al fatto che intorno a noi fa molto caldo. Provate, sarà veramente piacevole! Questo vuole essere solo uno dei tanti esempi che potremmo fare intorno alla temperatura, ma l’importante è il messaggio che si vuole lasciare: non esiste una stagione del Vino, basta saperlo gestire, per poterne godere, sotto qualsiasi tipologia esso si presenti, in ogni momento dell’anno. Ogni vino però, per essere degustato al meglio, ha bisogno del proprio bicchiere atto a contenerlo. Non basta tuttavia sceglierne uno per i bianchi, uno per i rossi, un altro per gli invecchiati o per i giovani: la sua geometria, infatti, influenza la percezione del contenuto e va scelto a seconda delle caratteristiche sensoriali del Vino. Due esempi su tutti. Sapete perché i vini rossi strutturati vengono abbinati ad un calice dalla “pancia” larga e dal bordo che si restringe? Dopo essere stato invecchiato per mesi (o anni), ha bisogno di rompere le molecole responsabili dei profumi e di altre sensazioni che nel tempo si sono compattate nell’immobilità: la famosa rotazione del calice, permette infatti al liquido di “rompere” tali molecole grazie al fondo largo e panciuto e di liberarle nel bicchiere cominciando a dare vita ai suoi profumi, che però, non dovendo fuoriuscire dallo stesso, rimangono imprigionate in esso grazie al restringimento della sua parte superiore. Altro esempio può essere quello del bicchiere per una fresca bollicina: la scelta di un calice dalla forma allungata, infatti, si lega alla possibilità di valutane il perlage, la cui finezza o grossolanità, determinano la qualità del prodotto. Lo avrete capito bene a questo punto, la gestione del Vino è basata su di un gioco di rituali e scelte che si concentrano su dei criteri importanti, per poi poterne godere al massimo della sua espressione e, come ogni essere umano ha un suo carattere che nell’ambito di un’amicizia va accettato e rispettato per dare ad essa un valore duraturo, allo stesso modo il Vino, presentandosi sotto varie vesti, deve essere messo nelle condizioni migliori per esprimersi naturalmente e senza vincoli: perché il Vino, come un amico, è una scelta, e proprio come un amico, necessita di essere accettato e rispettato per le sfumature che gli appartengono e che noi abbiamo scelto per colorare la nostra vita.

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